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Corruzione nella sanità abruzzese, gli arrestati ed i medici coinvolti

Sono sette le persone indagate, per quattro delle quali è stata disposta la custodia cautelare ai domiciliari, nell’inchiesta condotta per oltre un anno dalla Guardia di Finanza di Chieti, comandata dal colonnello Serafino Fiore, e coordinata dal sostituto procuratore della repubblica Giancarlo Ciani.

Inchiesta che ha svelato quello che gli inquirenti definiscono un fenomeno di corruzione sistemica nell’acquisto di protesi cardiache, valvole cardiache pagate il doppio del prezzo di mercato, ma anche altro materiale, fra cui una pinza suturatrice, colla emostatica riassorbibile, cannule biomedicus, utilizzati nell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti.

Acquisti avvenuti per almeno otto anni, dal 2011, con procedura negoziata, fuori da bando di gara, attraverso dichiarazioni dì infungibilità del prodotto rese dal primario, oltre che per motivi di necessità e urgenza.

Ai domiciliari su disposizione del gip del Tribunale di Chieti Luca De Ninis, sono finiti, oltre al primario della Cardiochirurgia Gabriele Di Giammarco, già sospeso per un anno dalla cattedra nell’ambito di un’altra indagine: Maurizio Mosca, 63 anni, di Macerata, rappresentante legale della Mosca Srl fornitrice e distributrice di valvole cardiache e socio della Medisur srl, operante nella distribuzione di altri apparati medicali; Antonio Pellecchia (57) di Teramo, rappresentante legale dell’omonima ditta distributrice all’ingrosso di dispositivi medicali; e Andrea Mancini (46) di Pescara, dipendente della società di Pellecchia. Per i quattro il Pm aveva chiesto il carcere.

Il Gip ha, inoltre, disposto nei confronti di Tommaso Bottio (51) vicentino, medico chirurgo, il divieto temporaneo di esercitare la professione di medico chirurgo per 12 mesi e per Daniele Marinelli (36) di Teramo, dirigente medico a tempo determinato della Cardiochirurgia di Chieti, la sospensione dall’ufficio pubblico di medico ospedaliero per 12 mesi.

Indagata anche l’attuale direttore amministrativo dell’Asl teatina Giulietta Capocasa (62), originaria di Monteprandone e residente a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), all’epoca dei fatti direttore generale facente funzioni dell’Asl Lanciano Vasto Chieti, accusata di abuso d’ufficio in relazione all’acquisto di un’apparecchiatura in assenza, tra l’altro, di preventivo, attestazione in ordine in ordine all’unicità del prodotto e di una delibera a contrarre della pubblica amministrazione.

Per gli altri indagati le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dalla corruzione al falso alla turbativa del procedimento amministrativo volto all’individuazione del contraente.

Quanto alle utilità ricevute da Di Giammarco, avrebbe ottenuto dagli imprenditori l’arredo del proprio studio al policlinico di Chieti per un valore di oltre 27mila euro, un soggiorno a Cuba di 13 giorni, il pagamento di alcune cene in ristoranti, l’utilizzo gratuito di un posto barca al porto di Pescara, un soggiorno a Lisbona di 4 giorni.