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Consumo di suolo: in Abruzzo servono leggi e azioni per contrastare la cementificazione selvaggia

“La Regione Abruzzo, negli ultimi decenni, non è riuscita ad approvare una legge urbanistica regionale (l’attuale legge risale al 1983, rivista in parte nel 1995) che disciplini, compiutamente, l’utilizzo del suolo.

 

La scelta di far approvare ai Comuni i propri PRG, relegando al ruolo di semplici spettatori le Province, che con i loro Piani Territoriali Provinciali avevano tentato di dare una visione di area vasta ai territori, ha diminuito indirizzi e controlli capaci di governare un territorio fragile come quello abruzzese. L’incremento di consumo di suolo che si registra di anno in anno è la prova che la legislazione e la pianificazione sono assolutamente in ritardo rispetto alle necessità”.

È questo il commento di Filomena Ricci, delegato WWF Abruzzo, al recente rapporto ISPRA-SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022” che restituisce un quadro drammatico della perdita di territorio e natura nel nostro Paese e in Abruzzo in particolare. Lo scorso anno sono stati consumati oltre 2 m quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni: con una media di 19 ettari al giorno e quasi 70 km quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno.
In questo quadro la nostra Regione registra una delle situazioni peggiori e conquista il podio dei maggiori incrementi percentuali di superficie artificiale rispetto all’anno precedente (+0,78%).
Anche la densità del consumo di suolo in Abruzzo è più alta (3,88 mq/ha), seguita dal Veneto (3,73 mq/ha), Lombardia (3,70 mq/ha) e Campania (3,60 mq/ha) e la nostra regione vanta il record negativo di crescita annuale, pari a 3,27 mq/ab, superiore al triplo del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (1,07 mq/ab).

La nostra regione, che ha una superficie territoriale pari a 1.083.200 ha, di cui il 65% è territorio montano, con meno di 1.300.000 abitanti e una densità di 117,33 abitanti/kmq, solo nel 2021 ha consumato 54.210 ha, vale a dire un territorio più grande dell’intero comune di L’Aquila.

Tra i capoluoghi di provincia la situazione peggiore si registra a L’Aquila, con 2.538 ha consumati nel 2021, complice anche la ricostruzione e la ri-normazione di aree destinate dal vecchissimo PRG del 1975 a standard urbanistici e, per via di ricorsi al TAR, ora trasformate in aree edificabili.
Seguono Pescara (1.763 ha), Teramo (1.512 ha) e Chieti (1.290 ha).

Con la L.R. 28 aprile 2014, n. 24 “Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”, la Regione, pur non affrontando compiutamente l’intero complesso normativo della legge urbanistica regionale, aveva tentato un timido intervento in materia, bocciato poi dalla Corte Costituzionale perché il Consiglio regionale aveva legiferato oltrepassando i limiti riconducibili alla sua natura di organo in prorogatio.

Ora la Giunta Regionale ci riprova con un progetto di legge regionale recante “Disposizioni per la riduzione del consumo del suolo e di riqualificazione del patrimonio edilizio”, ma lo fa in modo ancora più timido, evitando di mettere concretamente mano alla legislazione urbanistica regionale su cui si discute da decenni attraverso disegni di legge, tavoli di lavoro, incontri, riunioni e convegni vari.

Aggiunge Raffaele Di Marcello della Segreteria Tecnica del WWF Abruzzo: “È il momento di affrontare seriamente la problematica in chiave di risparmio e recupero di suolo, agendo sia sul quadro normativo che sulle varie politiche regionali, insediative, infrastrutturali, turistiche ed economiche, salvaguardando le aree protette e le aree agricole (quest’ultime anche quale elemento primario del settore produttivo oltre che luogo di interesse ecologico e biosistemico), guidando con attenzione lo sviluppo e il consolidamento dei centri urbani, delle aree produttive, delle infrastrutture con una seria ricognizione delle zone produttive attualmente inutilizzate o dismesse, nonché delle capacità insediative dei vari PRG comunali che prevedono espansioni ben oltre il numero di abitanti attuali della regione: per fare un esempio, la sola provincia di Teramo, con poco più di 300.000 abitanti, ha una previsione insediativa derivante dai piani regolatori comunali pari a oltre 1.300.000 abitanti (+400%)”.

Per il WWF Abruzzo non è più il tempo di fare leggine per utilizzare sottotetti, scantinati e locali accessori vari: è il tempo di affrontare il tema in maniera organica tenendo conto di tutte le componenti territoriali e ambientali della nostra Regione. Con i cambiamenti climatici in atto, si deve agire ora, prima che sia troppo tardi e prima che il territorio ci presenti un conto da pagare, non solo in termini economici, troppo alto.