Concessione Fiuggino, il tribunale riconosce la procedura della Regione

Con la sentenza di primo grado che rigetta tutte le accuse contro i dirigenti della Regione Abruzzo, in merito alle vicende della concessione Fiuggino, nella causa civile promossa da Santa Croce si chiude un lungo capitolo.

 

Era stata infatti avanzata una richiesta di risarcimento danni contestando che i provvedimenti emessi non rispettavano il legittimo esercizio di potere amministrativo ma fossero condotti con dolo perseguendo interessi personali e non istituzionali.
Una sentenza che segue di pochi giorni quella del Tar Abruzzo che con una corposa e minuziosa valutazione delle azioni amministrative adottate aveva sancito che le pretese della Santa Croce erano infondate, rilevando puntualmente i profili di chiara legittimità amministrativa e precisando che i fatti sono tutti ascrivibili a procedure legittime.
Le richieste di risarcimento sono state giudicate infondate ed è stata rilevata la legittimità della Regione Abruzzo ad essere intervenuta in difesa dei provvedimenti adottati, precisando che dalla ricostruzione effettuata di tutti gli atti fino al provvedimento di diffida ad avviare l’imbottigliamento nella nuova rete di adduzione, senza nuova autorizzazione, non emerge alcun profilo di illegittimità.

Il Tar, con la sentenza n.183/2022 aveva già respinto il ricorso della Santa Croce contro la Regione Abruzzo, di richiesta di risarcimento danni per il mancato imbottigliamento della sorgente fiuggino precisandosi che “il danno da lucro cessante deve ritenersi inesistente” perché l’attività estrattiva era stata sospesa già prima del provvedimento di decadenza con la conseguenza che il mancato sfruttamento non è casualmente riconducibile al provvedimento regionale.

“Con questa sentenza il tribunale ha certificato l’operato corretto dei dirigenti e dei funzionari della Regione Abruzzo. Il lavoro sull’utilizzo delle sorgenti può adesso continuare”, ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

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