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Commercio nei centri storici: situazione allarmante in Abruzzo. Il rapporto

Abruzzo.Il Centro Studi Nazionale di Confcommercio ha pubblicato di recente un report che prende in esame 120 comuni italiani di medio – grandi dimensioni per tracciare l’evoluzione del commercio nelle città italiane negli ultimi dieci anni, con particolare riguardo ai centri storici.

Per i 120 comuni è stato analizzato, dal 2012 a giugno 2021, l’andamento delle imprese del commercio al dettaglio, inclusi gli ambulanti, e dei settori degli alberghi e delle attività di ristorazione.

Tutte le attività ammontano a circa 921mila unità circa, di cui 467mila riguardano il commercio al dettaglio in sede fissa.

In nove anni sono scomparsi quasi 85 mila negozi fisici, di cui quasi 4.500 durante la pandemia, numeri che potrebbero essere peggiori nella realtà, dal momento che ristori e cassa integrazione hanno congelato la demografia delle imprese commerciali. Ma una grossa parte della riduzione è dovuta, purtroppo, alla stagnazione dei consumi di tipo strutturale che affligge l’Italia da tanto tempo.

Nell’ambito del rapporto tra consumi e demografia d’impresa commerciale dei centri storici va, tuttavia, tenuto conto di una dinamica rilevante, emersa nel corso degli ultimi anni, che vede, accanto alla discesa dei consumi tradizionali come negozi di abbigliamento, mobili, giocattoli, libri, calzature (che escono dai centri storici per essere inglobati nell’offerta dei grandi centri commerciali periferici), la crescita di farmacie e negozi di telefonia, computer e infotainment domestico (segnale di un maggiore attenzione alla cura del corpo ed alla tecnologia).

In controtendenza altresì le attività legate al turismo, che fanno rilevare una crescita a lungo termine, persino durante la pandemia, anche se si tratta di una parte delle attività di ristorazione, come street food e take away e di alcune tipologie di alloggio come bed & breakfast e appartamenti per soggiorni brevi (mentre gli alberghi veri e propri sono fermi).

Confermano il trend nazionale i dati complessivi relativi ai quattro capoluoghi di provincia abruzzesi, dove si registra la chiusura, in nove anni, di circa 300 attività commerciali al dettaglio, di cui il 52% nei centri storici, con una diminuzione percentuale maggiore nei Comuni di Teramo ( -27,17%) e di Chieti ( -14,28%) rispetto a Pescara ( -8,28%) e L’Aquila ( -6,28 %).

I dati rilevati nella nostra regione, sempre con riferimento ai quattro capoluoghi di provincia, convalidano il dato nazionale  per quanto riguarda la crescita delle attività di ristorazione, sebbene con un aumento contenuto nei centri storici pari a + 1.74 % rispetto alle periferie ove l’incremento risulta di gran lunga maggiore, pari a +16.02%.

Di contro, l’Abruzzo non segue la tendenza nazionale per quanto riguarda l’aumento delle attività ricettive, registrando addirittura un consistente segno negativo nei centri storici ( -24.14%) ed un incremento non eclatante nelle periferie (+8,16%).

Da ciò si desume che nei centri storici dell’Abruzzo, alla riduzione degli esercizi commerciali la pandemia ha aggiunto anche la riduzione dell’intero settore ricettivo (diversamente da quanto accaduto mediamente nelle altre regioni italiane), una ulteriore conferma statistica di quanto la nostra Associazione Regionale sta ripetendo da anni presso i tavoli istituzionali, per far comprendere la gravità della situazione e l’urgenza di politiche attive e provvedimenti concreti per contrastare il fenomeno dello spopolamento delle attività commerciali e turistico – ricettive nei centri storici abruzzesi.

In linea con quanto sostenuto dalla nostra Confederazione Nazionale, riteniamo necessario il potenziamento dell’attività del partenariato istituzionale e socio-economico abruzzese per la elaborazione di strategie condivise finalizzate alla valorizzazione del tessuto economico regionale in tutte le sue forme e funzioni, incluse quelle di attrazione culturale e turistica e una maggiore integrazione progettuale tra le tematiche riguardanti la qualità urbana e quelle attinenti la sfera economico-produttiva, al fine di consentire un ottimale utilizzo delle risorse  finanziarie a disposizione, dal PNRR alla Politica di Coesione 2021-2027.

“E’ necessario, pertanto, agire subito per fronteggiare questa emergenza e ed evitare, come da tempo sosteniamo a gran voce, ulteriori, irreversibili conseguenze per le prospettive turistiche, economiche ed occupazionali dell’intero Abruzzo”, commenta Paolo Donatelli della Confcmmercio.