Commercio e somministrazione. Confesercenti Abruzzo: interventi subito o non riusciremo a riaprire

Interventi subito, o dopo la serrata molte imprese commerciali e di somministrazione non riapriranno. La denuncia arriva dalla Confesercenti, che per bocca del presidente di Confesercenti Provinciale Chieti, Franco Menna, e del presidente regionale dei balneatori di Fiba-Confesercenti, Giuseppe Susi, operatore di Torino di Sangro, lanciano il grido d’allarme di decine di migliaia di micro, piccole e medie imprese del settore operanti in Abruzzo.

 

“Il commercio e in particolare le micro e piccole imprese sono in enorme difficoltà. Senza la possibilità di incassare si ritrovano ancora una buona quota di costi fissi da sostenere e inoltre hanno difficolta enorme a far fronte ai pagamenti immediati ai fornitori a cui hanno ordinato la merce fino a qualche settimana fa. A fine mese avremo molte scadenze. La possibilità di ridare liquidità alle aziende – sottolinea Franco Menna, titolare di una storica attività commerciale di Vasto dedicata al target giovanile – deve anche tener conto che i tempi sono molto stretti e bisogna snellire le procedure altrimenti molte aziende sane rischiano il default. Inoltre in questa situazione subiamo anche la concorrenza sleale nei confronti delle grandi piattaforme on line che mandano promozioni e saldi in continuazione e rischiano di erodere ulteriormente il nostro parco clienti, in una situazione dove noi siamo bloccati dal decreto”.

Non va meglio per gli operatori della somministrazione, come rileva Giuseppe Susi, presidente regionale dei balneari di Fiba-Confesercenti e titolare di uno stabilimento balneare a Torino di Sangro – comprendo il momento difficile che affronta il Governo e le difficoltà a predisporre le misure nei confronti delle imprese, in momento di grandi sconvolgimenti per il nostro paese e il mondo intero. Ma è necessario comprendere anche che la crisi del coronavirus colpisce le attività economiche in modo diverso, e se le misure prese non tengono conto di questo saranno ingiuste e discriminatorie. I pubblici esercizi sono chiusi da diverse settimane, e comunque non stanno lavorando a pieno ritmo da metà febbraio. L’intero comparto del turismo si è fermato e non sappiamo quando potrà riprendere considerata la crisi a livello mondiale. Migliaia di famiglie hanno visto sparire la propria fonte di sostentamento e le misure addotte sono assolutamente insufficienti. Questo settore ha bisogno di misure in più di quelle messe in campo”.

 

A queste problematiche sta lavorando da giorni la struttura della Confesercenti regionale, che mantiene operativi tutti i servizi a partire dai servizi di assistenza fiscale e contabile, dalle politiche del lavoro al credito. “In queste ore – spiega il direttore Lido Legnini – si sta confrontando un tavolo nazionale per discutere delle eventuali modifiche da apportare in sede di conversione parlamentare del DPCM del 17 marzo scorso. Confesercenti sta chiedendo maggiori agevolazioni per i settori turismo, commercio e servizi. Un credito d’imposta per tutte le aziende che sono riuscite ad adottare con successo lo smart working. L’estensione dei crediti d’imposta per i canoni di locazione anche per i prossimi mesi, migliorandolo ed estendendolo anche agli affitti d’impresa. Disapplicazione della Tosap/cosap con legge nazionale.

 

Dilazioni fino a 10 anni per il pagamento delle imposte e contributi sospesi. Abbattimento delle aliquote sul reddito d’impresa per il 2020. Istituzione di un Fondo Pubblico per le emergenze, insolvenze e fallimento per le imprese turistiche con una dotazione complessiva di 2,5 miliardi per l’anno 2020. Disapplicazione per le strutture balneari del canone demaniale per il 2020. Molte altre misure riguardanti la liquidata e il sostegno alla cassa integrazione. Se nella conversione o nel cosiddetto decreto “Aprile” non verranno sostenute le piccole e medie imprese, a partire dai questi settori, si rischia – denuncia il direttore dell’associazione – che 2 imprese su 3 vadano in difficoltà economia e/o finanziaria. Il 44% delle piccole imprese oggi non sa se riuscirà a riaprire l’attività, come emerge da uno studio Confesercenti-Swg.

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