Ragazze italiane venivano adescate anche sul web con offerte di lavoro a tempo indeterminato e poi ‘addestrate’ alla prostituzione e sfruttate sessualmente in centri massaggi in diverse città italiane.
Lo hanno scoperto i poliziotti della Squadra Mobile di Ancona, coordinati dalla Procura, con l’operazione “Vishudda” a cui hanno collaborato tutte le Questure interessate: in carcere è finito un 40enne di origini pugliesi mentre sua moglie è stata posta agli arresti domiciliari.
Altre tre donne italiane sono state sottoposte ad obbligo di dimora, l’abitazione di una sesta indagata a piede libero è stata perquisita. Nell’ambito dell’indagine avviata nel 2017, in cui vengono contestati reati che vanno dallo sfruttamento all’induzione alla prostituzione in concorso, sono stati sequestrati nove immobili che ospitavano i centri massaggi situati ad Ancona, San Benedetto del Tronto, Curtatone, Bologna, Faenza, San Giovanni Marignano, Pescara e Barletta.
Erano una cinquantina, secondo la polizia, le ragazze tra i 20 e i 30 anni che lavoravano e si prostituivano, senza costrizioni, in nove centri massaggi in cinque regioni (Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia e Lombardia), per la coppia arrestata per favoreggiamento e induzione alla prostituzione dalla Squadra mobile di Ancona nell’operazione “Vishudda”, dal nome del centro di massaggi tantrici sequestrato nel capoluogo marchigiano. La polizia ne ha identificate 15 ma sono in corso indagini per risalire anche alle altre.
Un video girato da telecamere piazzate dalla polizia, documenta l’attività sessuale nel centro anconetano: si vedono un cliente nudo, il materasso a terra usato per farlo sdraiare e la ragazza. Il massaggio durava circa un’ora e il cliente pagava in anticipo 100 euro di cui 40 andavano alla ragazza e 60 ai presunti gestori. L’attività avrebbe fruttato ai coniugi circa 30mila euro al mese. Tra i clienti c’erano anche donne per il cui massaggio con happy end avrebbe provveduto il gestore.