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Abruzzo

Caccia, Il WWF ricorre al Tar contro il calendario venatorio in Abruzzo

Abruzzo. Il WWF ha ufficialmente incaricato l’avv. Michele Pezone di predisporre un ricorso contro il calendario venatorio 2018-2019 così come approvato dalla Regione Abruzzo.

 

“Un calendario – spiega il delegato Abruzzo dell’associazione Luciano Di Tizio – che purtroppo ci riporta al passato, avendo nuovamente previsto il via libera alle doppiette già da settembre, senza alcuna ragione se non quella di accontentare la parte più retrograda del mondo venatorio. L’anno scorso avevamo elogiato l’assessore Pepe e il suo assessorato per il fatto di aver consentito l’apertura solo dal 1 ottobre. In una regione travolta dagli incendi era anche poco, ma rappresentava comunque un segnale di buona volontà. Quest’anno sono tornati a prevalere gli interessi della piccola minoranza dei cacciatori rispetto a quelli della collettività e dell’ambiente”.

 

Aggiunge Dante Caserta, vicepresidente WWF Italia: “Non ci stancheremo mai di ripeterlo: la fauna è considerata dalla legge italiana un patrimonio indisponibile dello Stato e non è un trastullo per i cacciatori. Il calendario venatorio di conseguenza deve tenere conto in primo luogo dell’esigenza di tutelare questa fauna e non può ignorare le indicazioni di ISPRA e, peggio, far finta che non siano state emesse sentenze precedenti che hanno sancito precise disposizioni”.

 

L’avv. Michele Pezone da anni cura i ricorsi del WWF sul tema della caccia, con ottimi risultati: tutte le sentenze a vari livelli emesse dal 2010 a oggi sono state favorevoli alle tesi portate avanti dagli ambientalisti ed è semplicemente assurdo che la Regione cerchi costantemente di non tenerne conto.

 

“Ci rivolgeremo – annuncia Luciano Di Tizio – anche alla Corte dei Conti, forti del precedente recente di una condanna al risarcimento di un assessore e di un dirigente proprio su tematiche legate alla caccia. Ci sembra assurdo che si possa insistere su scelte già bocciate in sentenze passate in giudicato: politici e funzionari non possono sprecare in tal modo denaro pubblico senza risponderne personalmente”.