In piena epoca di cambiamenti climatici, con l’acqua già ora razionata in decine di comuni della val Pescara, con il caso del Gran Sasso che da decenni è fonte di enormi problemi, prima con l’abbassamento di 600 metri della falda all’epoca della realizzazione delle gallerie e, fino a oggi, per la coesistenza di infrastrutture e opere di captazione idrica, evidentemente i progettisti non sono in grado di prendere atto di una cosa semplice: la Natura non può essere violentata altrimenti ne paghiamo le conseguenze. Ammodernare e rendere efficienti i trasporti è un obiettivo condivisibile entro ambiti ben definiti, tenendo conto dei costi e dei benefici.
Ci chiediamo quindi a chi possa essere venuto in mente di proporre di spendere oltre un miliardo per costruire una galleria che bucando il “serbatoio” idrico del Morrone rischia di mettere a secco per sempre 500.000 cittadini privandoli di un diritto fondamentale, quello di bere. Tra l’altro i vincoli del Parco della Majella impongono di non alterare il regime idrogeologico. “Era così difficile consultare le mappe dei punti di captazione prima di tirare fuori dal cilindro una simile proposta che sconcerta per il livello di approssimazione che non tiene conto di fatti e norme basilari?”. Si interroga il Forum abruzzese per i Movimenti dell’acqua.
“Tra l’altro, parlando di terremoti, la nuova galleria attraverserebbe perpendicolarmente una delle faglie più pericolose d’Europa, quella del Morrone, ferma da 1850 anni e, quindi, con probabilità di attivazione che non si può certo trascurare. La presenza di faglie attive e capaci (quelle che oltre alla scuotimento possono rompere il suolo fin sulla superficie) implica vincoli pesanti per ricostruire una casetta, figurarsi per realizzare una galleria che dovrebbe durare secoli. Una faglia del genere muovendosi, a parte lo scuotimento, può provocare spostamenti di metri (con la formazione di uno scalino, per intenderci) rendendo inutilizzabile per sempre l’opera. Basta guardare quello che è accaduto alla galleria di Forche Canapine, nei pressi di Castelluccio/Norcia, con il terremoto del 2016 per capire.
Tra l’altro i problemi dei pendolari, che è la vera questione da affrontare sulla Roma-Pescara, non sarebbero certo risolti visto che sarebbero tagliati fuori centri importanti della valpescara come Popoli e Bussi. Il tutto spendendo miliardi. Mah. Riteniamo che RFI debba ripresentarsi con progetti realmente fattibili e non con livelli di “progettazione” surreali”.