Come denuncia l’associazione degli imprenditori agricoli, il prezzo dei mangimi e dei cereali destinati ad uso zootecnico cresce anche del 20% mentre le vendite del prodotto scendono a causa dello stop al canale Horeca, uno dei principali canali di vendita del latte fresco e trasformato. In tutto questo restano stazionari i prezzi del latte bovino all’origine, che non superano i 37 centesimi al litro e che avevano già avuto un crollo di 2 centesimi con l’inizio dell’emergenza sanitaria (passando da 39 a 37 centesimi), con forte penalizzazione per gli allevatori che devono sostenere costi più alti di gestione e ricavi minori per il prodotto che resta invenduto.
“La situazione è critica e il settore, che è un segmento importante e tradizionale dell’economia agricola regionale – spiega Coldiretti Abruzzo – rischia il collasso soprattutto se non si sventa l’ulteriore diminuzione del prezzo alla stalla, che sarebbe la pietra tombale in un momento come questo. Bisogna fronteggiare questa situazione con sostegni ed interventi mirati che devono prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione, evitando qualsiasi tipo di speculazione”.
In Abruzzo c’è in gioco il futuro di un settore che conta oltre 60 mila capi bovini di cui 15mila vacche da latte e oltre 500 aziende specializzate nella produzione di latte bovino che garantiscono occupazione e prodotti controllati e di qualità.