Acqua del Gran Sasso, Strada dei Parchi rispolvera l’idea della terza galleria nel traforo

Per risolvere la questione acquifera del Gran Sasso Strada dei Parchi ha proposto la realizzazione tra le diverse opzioni in campo, con ”la preferenza anche da parte del Mit”, ”di una nuova galleria dedicata alle opere acquedottistiche”.

 

 

E’ quanto emerge dal verbale, che l’ANSA ha potuto consultare, relativo alla riunione svoltasi in Regione il 21 dicembre scorso del Tavolo istituzionale per l’emergenza Gran Sasso. La riunione era convocata per discutere una bozza di delibera proposta dalla Regione in cui si elencano dettagliatamente gli interventi necessari per la messa in sicurezza dell’acquifero.

 

 

Secondo il verbale della riunione Strada dei Parchi Spa ha presentato diverse opzioni di intervento sostenendo quella che prevede lo scavo di un terzo traforo, che secondo il rappresentante della società sarebbe l’opzione privilegiata anche dal MIT.

 

 

Il presidente vicario Giovanni Lolli, ha ribadito immediatamente la contrarietà della Regione. Dalla lettura del verbale emerge che al termine della seduta, l’Ing. Mongiardini di Strada Parchi ha comunque tenuto a ribadire la loro posizione e quella del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti chiedendo di evidenziarlo nella Delibera.

 

 

Secondo l’opzione preferita dalla Regione, che non prevede ulteriori scavi ma il rifacimento della rete esistente, per la messa in sicurezza dell’acquifero servirebbero un totale di 172 milioni di euro, così suddivisi: 14,6 per lavori nei laboratori di fisica nucleare; 104,3 per gli interventi nelle gallerie autostradali esistenti e 53 per il sistema acquedottistico.

 

 

Si tratta di interventi di impermeabilizzazione delle pareti e dei pavimenti, ammodernamento dei drenaggi e degli scarichi, nuove condotte e potabilizzatori. Infine nella bozza di Delibera la Regione Abruzzo assegnerebbe tre mesi all’INFN per presentare un progetto di allontanamento delle 1.292 tonnellate di Trimetilbenzene dell’esperimento Borexino e delle 1.000 tonnellate di acquaragia dell’esperimento i LVD, operazioni che dovrebbero concludersi entro il 31/12/2019. Il rappresentante dell’INFN ha chiesto di spostare questa scadenza di un anno, al 31/12/2020.

Sulla gestione del sistema composto da laboratorio di fisica, autostrade e acquedotti vi è un’inchiesta della Procura di Teramo che vede 10 indagati tra i vertici di INFN, Strada dei Parchi Spa e Ruzzo Reti Spa.

 

“Siamo letteralmente allibiti per la pervicace volontà di riproporre un progetto errato e dannoso

in quello che è uno dei più importanti acquiferi europei, già fortemente impattato dallo scavo dei tunnel autostradali e delle tre sale dei laboratori di fisica 40 anni or sono. E’ un

bellissimo parco nazionale, basta ferire la montagna che da l’acqua agli abruzzesi”, così Augusto De Sanctis del Forum H2O commenta i contenuti del verbale ricordando la grande mobilitazione di cittadini ed istituzioni locali che fermò 17 anni fa il progetto di Terzo Traforo sostenuto dall’allora ministro Lunardi.

“Il MIT deve subito chiarire se la posizione è veramente quella rappresentata al tavolo da Strada dei Parchi e, nel caso, chi sia l’autore di questa improvvida decisione. In tal caso ci aspettiamo l’immediata sconfessione di queste proposte irricevibili che, tra l’altro, hanno un costo nettamente superiore, ben 203 milioni di euro solo per una nuova galleria di ben 7 km e del diametro di 11 metri contro i 104 milioni degli interventi sui tunnel esistenti; bene ha fatto la Regione a sostenere la tutela del massiccio” prosegue De Sanctis.

“Ci metteremo di traverso anche all’ipotesi avanzata dell’INFN di rimandare di ben 2 anni al 2020 l’allontanamento delle migliaia di tonnellate di sostanze pericolose, stoccate, lo voglio ricordare, in maniera del tutto illegittima ed irregolare rispetto alle norme poste a tutela delle captazioni idro-potabili. A nostro avviso evidenzia per l’ennesima volta la refrattarietà dei vertici dell’INFN di confrontarsi intanto con le leggi dello Stato e poi con i problemi reali dei cittadini nonostante pesanti accuse mosse nuovamente dalla Procura di Teramo, dopo il sequestro dei laboratori avvenuto nel 2003 proprio per Borexino. Due sequestri penali non bastano? La scienza non può essere contro i cittadini del territorio che ospita i ricercatori e che bevono quell’acqua; deve operare a loro favore”.

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