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Abruzzo prima regione per dispersione idrica: le opportunità del Pnrr

Nel 2018 l’Abruzzo è stata la regione italiana con la maggiore perdita di acqua nelle reti idriche comunali.

 

Inoltre Chieti, nel 2020, è il capoluogo italiano dove in assoluto si sono registrate le perdite più gravi. Mentre in tre capoluoghi su quattro le temperature medie salgono.

Sono alcuni dei dati del nuovo approfondimento di Osservatorio Abruzzo, che si occupa di un tema ormai non più rinviabile: l’emergenza idrica e la grave siccità che sta travolgendo l’Italia e l’Europa.

Temperature e piogge, nel mondo e in Abruzzo

Molte attività antropiche possono avere un impatto sull’ambiente in termini di emissioni. Questo provoca un aumento del livello medio delle temperature a livello globale che può portare a numerosi effetti, anche estremi, sull’ecosistema terrestre. Come nel resto del mondo, infatti, anche in Italia si registra un aumento delle temperature. Secondo Istat, nel 2020 i capoluoghi italiani riportano una temperatura media pari a 15,8°C, con un incremento pari a un grado rispetto al valore registrato nel 2010. [mappa di tutti i comuni capoluogo]

Se guardiamo all’Abruzzo, invece, in tre capoluoghi su quattro la temperatura è aumentata tra il 2010 e il 2020. In particolare, l’incremento maggiore si registra a Chieti (+1,24°C). Seguono Pescara (+0,65°C) e L’Aquila (+0,37°C). Al contrario, a Teramo si riporta una diminuzione (-1,60°C), la più ampia tra tutti i capoluoghi italiani.

Un aumento delle temperature porta a una maggiore siccità del clima e aridità del suolo. Questa situazione risulta ulteriormente aggravata dalla riduzione delle precipitazioni. Istat ha rilevato che il 2020 è stato l’anno meno piovoso degli ultimi dieci.

Questa tendenza è evidente anche nei capoluoghi abruzzesi. La città dell’Aquila riporta nel 2020 un calo di 160,7 mm rispetto alla media calcolata tra 2006 e 2015, a cui fanno seguito Pescara (-139,3 mm), Teramo (-69,1 mm) e Chieti (-26,3 mm).

Si delinea un futuro in cui l’ambiente verrà messo sotto pressione e così pure le attività umane. La siccità infatti causa effetti a catena sulla biodiversità e sugli habitat ma anche sulla produzione di cibo e sui trasporti. Oltre alle numerose azioni che si possono fare per ridurre le emissioni per mitigare i cambiamenti climatici, è sempre di maggiore importanza investire in una rete idrica efficiente, cercando di ridurre al minimo le perdite nel percorso che va dalla fonte ai rubinetti delle abitazioni.

Pnrr, dove si interverrà

Secondo quanto riporta la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr redatta dalla corte dei conti, nel piano vengono destinati 3,95 miliardi di euro per la gestione delle risorse idriche in Italia.

Tra gli interventi previsti, il più consistente dal punto di vista economico è quello per le infrastrutture primarie di approvvigionamento di acqua (per usi civili, agricoli, industriali e ambientali), per i quali sono stati stanziati circa 2 miliardi di euro, e dove si mira anche a concludere grandi opere rimaste incompiute nel mezzogiorno.

L’aggiudicazione degli appalti è prevista entro la seconda parte del 2023. Ma, attraverso la nostra analisi, rileviamo che sono 124 i progetti ammessi a finanziamento in tutto il paese, di cui 7 riguardano l’Abruzzo. [tabella con tutti gli interventi in Abruzzo]. Con 84,9 milioni di euro di risorse assegnate, l’Abruzzo si colloca al nono posto tra le regioni a cui sono state assegnate più risorse per questo ambito.

Un’altra misura riguarda invece interventi sulle fognature e sistemi di depurazione. Questo investimento (600 milioni) punta in particolare a raggiungere gli standard europei, in modo anche da chiudere le procedure di infrazione a carico dell’Italia attualmente in corso su questo fronte. Anche in questo caso si conoscono gli investimenti regione per regione, pur non essendo noti i singoli progetti. L’Abruzzo è sedicesima per importi e riceverà 11,5 milioni di euro.

A livello nazionale, altre due misure del Pnrr riguardano rispettivamente gli investimenti per la riduzione delle perdite di acqua potabile nel sistema (900 milioni), che ambiscono a ridurre del 15% le perdite lungo oltre 15mila chilometri di reti, e quelli che riguardano gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti (450 milioni), in particolar modo per il trattamento dei fanghi delle acque reflue. Per questi interventi la destinazione territoriale delle risorse non è ancora nota.

In base a quanto si afferma sia nella relazione dei corte dei conti, sia in un recente comunicato stampa del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), le richieste di finanziamento presentate dai soggetti interessati supererebbero nettamente le risorse disponibili. Il Pnrr, insomma, può rappresentare un’opportunità importante, ma da solo non risolverà tutti i problemi né del sistema idrico italiano, né abruzzese. Per questo è fondamentale analizzare lo scenario della situazione esistente in regione, affinché i decisori pubblici abbiano un quadro quanto più possibile dettagliato delle aree e degli ambiti più critici.

 

È urgente intervenire sulla rete idrica abruzzese

In Italia in media oltre un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione viene sprecata. Nel 2020, il 36,2% dei volumi immessi in rete è andato perduto, in base ai dati relativi ai soli capoluoghi.

Attraverso i dati del censimento delle acque per uso civile, emerge come nel 2018 il livello di dispersione della rete idrica comunale raggiungesse il 42% in Italia. Con punte del 47,9% per l’acqua immessa nelle reti del mezzogiorno.

In questo quadro, proprio l’Abruzzo è la regione con la maggiore dispersione idrica: 55,6% di quanto immesso in rete. Una cifra superiore di oltre 13 punti rispetto alla media nazionale e in crescita rispetto alla rilevazione precedente (nel 2015 era il 47,9%). [grafico]

Scendendo a livello provinciale, il territorio con la maggiore dispersione idrica è Chieti: 65,6% di volumi persi nel 2018, un dato in crescita rispetto al 56% rilevato nel 2015. Il secondo territorio dove incide di più è quello aquilano (62,3% nel 2018, in aumento di oltre 18 punti rispetto al 2015). Peggioramento sensibile anche nel pescarese (+3,4 punti tra il 51,6 del 2015 e il 55% del 2018), mentre migliora la situazione nella provincia di Teramo, quella con minore dispersione: 27,3% nel 2018, in miglioramento di oltre 11 punti rispetto al 38,4% del 2015. Le rilevazioni più frequenti per i capoluoghi consentono un approfondimento anche più aggiornato per le città. Nel 2020 Chieti è stato il capoluogo in Italia con le perdite idriche più elevate, se confrontate con il totale dei volumi immessi in rete. In quell’anno pari a 673 litri per abitante, di cui solo 191 effettivamente erogati. Quasi il 72% dell’acqua immessa nella rete è andata quindi persa.

Tra gli altri capoluoghi, si segnalano – con oltre la metà di perdite sui volumi immessi – L’Aquila (50,7%) e Pescara (58,9%). Situazione meno critica a Teramo, dove circa il 28,6% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione va dispersa.