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Abruzzo, le piccole imprese contro la norma “salva-capannoni”

Agevolare l’insediamento di nuovi centri commerciali alle porte della città è fuori dalla storia e rischia di travolgere le economie urbane nel momento più difficile dal Dopoguerra.

 

È il messaggio lanciato da Confesercenti, Confcommercio, Cna e Confartigianato alla Regione Abruzzo durante l’audizione nella II commissione del Consiglio Regionale, dove sono state ascoltate in merito al progetto di legge che consentirebbe di trasformare gli opifici dismessi nelle aree industriali in nuovi centri commerciali.

Se veramente si vuole perseguire l’obiettivo del recupero, riqualificazione e riconversione delle aree degradate e degli edifici produttivi dismessi, basterebbe utilizzare le leggi che già esistono e che prevedono la possibilità di stralcio e riqualificazione con un progetto organico senza impattare sullo sviluppo armonico delle aree urbane”, spiegano in una nota inviata a tutti i componenti della Commissione i presidenti delle quattro confederazioni della piccola e media impresa.

 

Con questi tentativi di introdurre nuove ed insidiose normative”, sottolineano all’unisono Confesercenti, Confcommercio, Cna e Confartigianato, “visto che la maggior parte delle aree in questione è dislocata nella primissima periferia urbana, a pochissimi minuti dalle vie commerciali più importanti, noi vediamo il rischio concreto di trasformare le ex aree industriali in zone ad altissima concentrazione di “parchi commerciali”, dando la possibilità di edificare anche negli spazi verdi.

 

In un periodo così delicato come quello che stiamo vivendo, con migliaia di negozi di prossimità e servizi di quartiere che rischiano la chiusura definitiva, riteniamo quella rappresentata dall’approvazione del Progetto di Legge in questione, una minaccia che mette a repentaglio non solo il tessuto economico che noi rappresentiamo ma la tenuta delle stesse nostre città”.