Fusione Camera di Commercio Chieti e Pescara: la polemica

Chieti. Quattro favorevoli due contrari e un astenuto: la Giunta della Camera di Commercio di Chieti riunita ieri ha detto sì alla fusione con l’Ente camerale di Pescara e si scatena la polemica.

Il voto della Giunta ha valore di parere propositivo. Spetterà invece al Consiglio camerale la decisione finale, con i suoi 27 componenti e una maggioranza richiesta di 18. Nel day after del voto di Giunta a scendere in campo la Cna Chieti con il presidente Savino Saraceni, e il direttore provinciale, Letizia Scastiglia: “Nessuna sconfitta – dicono – non svendiamo la partecipazione democratica”. Da parte di Rete Imprese Italia, precisano, “non c’è mai stato un ‘no’ alla fusione, ma un ‘no’ al metodo imposto ieri”. Saraceni e Scastiglia quindi spiegano in una nota che “non tutte le cronache sul voto di ieri della giunta della Camera di commercio di Chieti rispondono a verità. Ieri è stata infatti votata una delibera di giunta che non ha alcuna efficacia se non verrà votata dalla maggioranza qualificata (almeno i due terzi) del consiglio camerale: non tentiamo di indebolire i pochi strumenti di partecipazione democratica che ci sono rimasti nella gestione della cosa pubblica”. “Noi non ci sentiamo per nulla sconfitti”, insistono con forza i due rappresentanti della Cna. E sul metodo contestato: “Siamo convinti che l’estrema debolezza che sta attraversando la Camera di commercio di Chieti in termini di rappresentatività non sia la migliore condizione per gestire una fase storica come la fusione con un’altra Camera di commercio. Ci battiamo perché scelte storiche per il sistema camerale vengano prese da organi rinnovati, pienamente nelle proprie funzioni e non dediti solo all’autoconservazione”. “Anche per questa ragione – sottolineano Saraceni e Scastiglia – ci chiediamo come sia possibile annunciare che la prima convocazione del nuovo Consiglio camerale avvenga prima della scadenza dell’attuale Consiglio, a dicembre, solo perché arriverà Squinzi che, vale la pena ricordarlo, non è il presidente degli imprenditori, ma di una delle associazioni che li rappresentano”. “La Camera – affermano ancora i due esponenti Cna – è la casa delle associazioni, non di una sola di esse. Di fronte a questi atti di arroganza che non trovano fondamento neppure nelle regole, siamo fortemente amareggiati, perché con trasparenza e spirito di lealtà abbiamo cercato di portare la voce delle imprese da noi rappresentate nella gestione e nelle scelte dell’Istituzione camerale, ma c’è qualcuno che continua a volere che nulla cambi per conservare gli attuali equilibri. Ecco perché non ci sentiamo sconfitti, ed anzi continueremo la battaglia perché la fusione sia votata dai nuovi organi”

Casartigiani regionale e di Chieti “si dissocia dal voto espresso dal suo delegato nella Giunta camerale di Chieti del 4 novembre e ribadisce la condivisione della posizione di Rete Imprese Italia della quale fanno parte in merito alla fusione delle Camere di Commercio di Chieti e Pescara dicendo no alla fusione anticipata”.

Lo affermano in una nota i coordinatori regionali di Casartigiani, Dario Buccella e Flaviano Montebello, e il presidente provinciale di Chieti di Casartigiani, Ombretta Mercurio, esprimendo “rammarico per ciò che è accaduto nella giunta Camerale di Chieti” e sottolineando che “il voto favorevole alla fusione espresso da Americo Di Menno Di Bucchianico (delegato di Casartigiani) è da ritenersi un voto personale non rispondente alle indicazioni date dall’ Associazione”.
“Di questo sgradevole episodio – annunciano i rappresentanti di Casartigiani – si occuperà un consiglio straordinario dell’ Associazione appositamente convocato”.

“La fusione – spiegano – è una scelta che va ponderata. Occorre capire come i due enti possano essere più vicini alle realtà economiche dei due territori. Non dimenticando che la camera di commercio di Chieti è la più forte economicamente di tutto l’Abruzzo a riprova della propria economia e della propria rappresentanza imprenditoriale”. Casartigiani insiste quindi nel no a una “fusione anticipata” in attesa, dice “del rinnovo del Consiglio camerale teatino ormai prossimo”.

Il voto in Giunta alla Camera di Commercio di Chieti del 4 novembre a favore della fusione con Pescara, secondo quanto affermano in una nota il direttore regionale di Confesercenti, Enzo Giammarino, e il direttore provinciale di Chieti, Lido Legnini “nasconde la proroga degli attuali organi, ecco perché il nostro ‘no’. Siamo favorevoli da sempre alla fusione, ma le imprese hanno diritto ad una nuova governance della Camera”. E spiegano: “La Confesercenti è sempre stata favorevole alla costruzione di una grande Camera di commercio dell’area Chieti Pescara, e non c’è alcuna divisione fra chi vuole la fusione e chi difende il campanile. La verità è che il voto di ieri è solo l’avvio della discussione, e avrà un solo effetto reale: la proroga degli attuali organi di governo della Camera, con in testa il presidente Silvio Di Lorenzo, che resterebbe al vertice dell’Ente per altri 18 mesi”.

“La norma infatti consente di prorogare gli organi in carica nel caso la Camera deliberi la fusione, ed è proprio quello che è avvenuto ieri con il voto in Giunta: abbiamo detto ‘no’ ad un atto di forza e di autodifesa dell’attuale presidenza della Camera che – affermano ancora Giammarino e Legnini – per vicende personali è in evidente difficoltà nel gestire questa fase ed è spaventata dal rinnovo degli organi, in quanto, a differenza del passato, oggi le organizzazioni delle piccole imprese sono in grado di esprimere più forza e autonomia”. “La nostra linea è chiara: siano i nuovi organi, quelli che dovranno insediarsi legittimamente a gennaio 2015 – dicono i rappresentanti di Confesercenti – a deliberare e guidare la fusione. Ribadiremo – annunciano Giammarino e Legnini – la nostra posizione anche nel Consiglio camerale che dovrà essere convocato a breve e che, siamo certi, respingerà il tentativo di autoconservazione dell’ attuale governance. La fusione che vogliamo non può essere fatta contro interi settori economici, men che meno contro le piccole e medie imprese”.

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