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Progetto TERZO INCLUSO, quanto valgono le imprese sociali in Abruzzo?

Pescara. L’economia sociale e civile è una risorsa. Su questo presupposto si sviluppa “TERZO INCLUSO”, progetto realizzato con il cofinanziamento dell’Unione Europea POR FESR ABRUZZO 2007-2013, per costruire strumenti e processi di analisi e sperimentazione atti a misurare il valore dell’economia sociale e civile.
Gli argomenti cardine del progetto sono stati al centro del convegno finale “TERZO INCLUSO. IL VALORE AGGIUNTO CHE FA INNOVAZIONE.

Un modello sperimentale per gli attori dell’economia civile del XXI secolo”, che si è svolto stamani a Pescara, presso la Sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo.

TERZO INCLUSO coinvolge aziende profit e no profit abruzzesi, tutte aderenti al Polo dell’Innovazione sociale e dell’economia civile IRENE e operative sul territorio regionale, oltre a diverse associazioni e organizzazioni di volontariato che hanno collaborato alla realizzazione delle attività programmate.
Il progetto è stato sviluppato nell’arco di due anni mediante azioni di ricerca e il trasferimento dei risultati da queste derivanti in azioni di sviluppo sperimentale. L’obiettivo strategico è stato quello di favorire l’organizzazione strutturata degli attori che animano l’economia sociale abruzzese, a partire dalle aziende partner e da quelle aderenti, con lo scopo di modificarne l’approccio al mercato, facendo emergere il valore economico che esse rappresentano per il territorio, misurandone l’efficienza e l’efficacia in termini di servizi resi e di benessere per la società.

“Il lavoro del Terzo Settore non è solo quello dell’assistenza e del volontariato – ha spiegato Michele Ianniello, presidente del Polo dell’innovazione sociale I.R.E.NE. – ma ha un grande valore economico. Oggi il nostro Polo conta 250 partner tra imprese profit e non profit. Abbiamo vinto la prima grande sfida: siamo stati riconosciuti come capaci di innovazione. Con Terzo Incluso riusciamo finalmente a rendere evidente il valore che apportiamo nello sviluppo e creiamo condizioni di maggiore consapevolezza sia all’interno delle istituzioni che nelle stesse organizzazioni. Non solo noi, ma anche la Pubblica Amministrazione deve cambiare approccio culturale: non possiamo ridurre i servizi alla persona all’unica questione dei costi. Quando si parla di servizi alla persona bisogna prendere in considerazione la soddisfazione delle persone. Se il problema rimane solo il costo si massacra il sistema e si influisce sulle persone che del servizio usufruiscono”.

“Purtroppo in Abruzzo il sociale è visto come un costo e non come un valore – ha aggiunto l’assessore regionale alle Politiche sociali, Marinella Sclocco, commentando i risultati del progetto – Il nostro territorio è polverizzato, pieno di nuclei abitati da anziani che hanno un’elevata richiesta di servizi, soprattutto nelle zone interne, che spesso non viene soddisfatta. Non solo perché scarseggiano fondi, ma anche perché è gestita con vecchi parametri. Qui si inserisce perfettamente il progetto pilota. Dobbiamo passare dalla logica del costo a quella del rendimento e dall’enfasi del valore consumato a quella del valore rigenerato. E’ uno sforzo grandissimo, prima di tutto culturale, passare dall’attuale welfare che raccoglie e ridistribuisce a quello che genera e responsabilizza tutti gli attori che devono essere coscienti di questo processo. Questo è l’unico modo per rispondere alla crisi che ci sta massacrando. Uno dei valori fondamentali a cui fare riferimento è la partecipazione. Ho preparato una bozza di programma che regolerà il mio assessorato nei prossimi anni e che vorrò condividere per una co-costruzione, così che tutti si sentano responsabili. La più grande rivoluzione, poi, sarà programmare sociale e sanitario insieme: un piano sociale e sanitario integrato sperimentando anche quello che dalla ricerca è emerso. Ed è proprio per realizzare la partecipazione che tra ottobre e novembre daremo vita al Forum del terzo settore – gli stati generali del terzo settore – che avrà cadenza annuale o semestrale e in cui tutti insieme saremo chiamati a dare una fotografia dell’esistente e a fare programmi per il futuro”.

Alla base del progetto è l’assunto che non vi è una chiara e diffusa consapevolezza del reale valore dell’economia sociale e civile, anche perché tale valore è costituito da elementi non sempre facilmente individuabili e quantificabili. Tale limite ha come conseguenza la scarsa considerazione – e quindi più difficili prospettive di crescita – degli operatori del cosiddetto Terzo Settore da cui deriva una rarefazione generalizzata dei servizi alle persone da essi garantiti sul territorio, nonostante la continua crescita della domanda.
È infatti evidente che la scelta di esternalizzare l’erogazione di servizi pubblici non può rispondere unicamente a un principio di efficienza economica o di mero contenimento dei costi, ma deve essere inserita in un quadro più ampio di governo strategico dell’ente locale nella sua capacità di fornire una risposta adeguata ai bisogni della popolazione e in una prospettiva di medio periodo.
Pertanto le pubbliche amministrazioni, pure in una logica di spending review, devono essere in grado di sviluppare strumenti di programmazione, organizzazione, gestione e rendicontazione dei servizi finalizzati a generare valore e ricadute positive sulla qualità di vita e sul benessere dei cittadini e della comunità locale.

Per favorire questo processo, TERZO INCLUSO ha previsto l’elaborazione di apposite Linee Guida, che sono state concepite come “raccomandazioni” ad uso degli enti locali specificamente rivolte a favorire la creazione di un rapporto più qualificato con le imprese sociali affidatarie della gestione di servizi. Quest’ultime, infatti, sono chiamate a contribuire al perseguimento della mission dell’ente locale, nella misura in cui assumono la gestione di servizi la cui erogazione è parte integrante di una politica locale di soddisfazione di bisogni della popolazione a domanda collettiva o individuale.
Nel corso del convegno si sono alternati gli interventi dei rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni non-profit che hanno raccontato la loro esperienza all’interno del progetto: Pietro Pirri, della cooperativa I Dodici; Ilaria Di Credico, di CEIS; Franca Di Giovanni, della cooperativa Il Gabbiano; Moreno D’Amico, di BBC s.r.l.; Moreno Candelori, di Seridea s.r.l.. In ciascuna relazione è emerso un elemento comune innovativo, vale a dire quello di aver sperimentato la possibilità di servizi alla persona realmente efficaci, partendo dall’ascolto e dal coinvolgimento delle persone stesse, quelle che per prime ne hanno bisogno e ne usufruiscono.
Ciascun partner di progetto è stato “seguito”, in una sperimentazione lunga due anni, dagli esperti di Refe s.r.l., società di consulenza che promuove la cultura della responsabilità sociale, e da un team di ricercatori del Dipartimento di Economia dell’Università “G. D’Annunzio” di Pescara, composto da Edgardo Bucciarelli, Michele Alessi e Gianluigi Nico. I ricercatori della D’Annunzio hanno sperimentato un protocollo migliorativo della metodologia Human scale development, adattandolo alla valutazione dei servizi alla persona e l’hanno applicato alle attività dei singoli partner.

“La volontà di contribuire a modificare la cultura che vede l’attività imprenditoriale nel sociale poco rilevante dal punto di vista economico, è stato uno dei motivi che ha spinto alla elaborazione del progetto Terzo Incluso – commenta Marcello Bonitatibus, coordinatore del progetto di Carsa Srl – nella consapevolezza che fosse necessario effettuare un lavoro di ricerca, peraltro mai svolto in Abruzzo, altamente innovativo e sperimentale, che potesse modificare tale percezione delle imprese sociali, facendo emergere la vera valenza economica delle loro attività. Il progetto ha dimostrato come la comunicazione del proprio valore sia un elemento essenziale per le organizzazioni del Terzo Settore: cosa fanno, come lo fanno e quanto le loro  attività valgono in termini economici. La comunicazione efficace del proprio valore si ottiene instaurando un rapporto serio, professionale, documentato e documentabile con i propri interlocutori: Pubblica Amministrazione e società. Grazie a Terzo Escluso abbiamo sperimentato un modello efficace di Bilancio sociale che è prima di tutto un percorso di consapevolezza interna alle organizzazioni e poi uno strumento di restituzione dei risultati raggiunti”.