Il settore cultura fiore all’occhiello dell’economia abruzzese

tesorocultura.2La cultura presenta una “bilancia commerciale” in attivo anche in Abruzzo. Sono i dati (elaborazione Simbola 2013) illustrati da Luigi Burroni (ex preside di Scienze delle Comunicazioni di Teramo oggi docente all’Università di Firenze) che insieme a Carlo Trigiglia (ex ministro della Cultura) sta conducendo un’indagine mirata per conto delle Fondazioni delle Casse di risparmio.

Spunti di riflessione significativi per costruire un “nuovo manifesto per la cultura abruzzese” da consegnare ai candidati alla Regione: un obiettivo emerso nel corso della giornata che si è svolta all’Università di Teramo “Tesoro cultura” organizzata in collaborazione con Provincia e Fondazione Tercas. L’investimento in attività culturali ha un forte valore aggiunto sugli investimenti: un “moltiplicatore” pari a 1,7: gli 80 miliardi prodotti dal sistema culturale italiano nel suo complesso producono 133 miliardi di euro: il 15,3% dell’economia nazionale. L’Abruzzo poi, presenta valori superiosi rispetto alla media nazionale per quanto riguarda le imprese giovanili del settore cultura (13,9% rispetto al 10,8%) e le imprese culturali al femminile (28,9% rispetto al 23,1). Cifre, però, che non si traducono in un progetto riconoscibile per mancanza di un coordinamento e la frammentazione dei centri di iniziativa.

Molte le proposte per “capitalizzare” questo tesoro: dalla Provincia l’idea di concedere in comodato d’uso alle start up culturali e in generale alle imprese che si occupano del settore gli immobili pubblici non utilizzati e che causa crisi il privato non compra. “Per esempio la Caserma dei Vigili del Fuoco che mettiamo all’asta inutilmente da quattro anni: uno spazio bello e strategicio che potrebbe essere utilizzato gratuitamente da associazioni e imprese”, ha dichiarato.

Per il presidente della Fondazione Tercas, Mario Nuzzo, “L’Abruzzo è definitivamente scomparso fra le prime sette Regioni mete di viaggio: ci vorrebbe un’unità di crisi regionale per far emergere quanto è strategico il valore cultura e definire una governance che ora manca. Al tavolo devono stare insieme operatori culturali, imprese e anche tour operator perché è indispensabile avere un’offerta integrata per far si che le proposte, tante e diversificate, siano chiaramente percepibili e diventino un pacchetto riconoscibile all’esterno”.

La chiosa del Rettore Luciano D’Amico: “L’Università vuole lavorare su questo tema, avvalendosi del contributo dei portatori di interesse e dei centri di ricerca, per arrivare a comporre un Manifesto sulla cultura da presentare a chi si candida a governare questa regione”.

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