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Artigianato abruzzese a picco: la Cna suona la sveglia alla politica

Un bollettino di guerra“. Così il presidente regionale della Abruzzo, Italo Lupo, commenta i dati relativi all’andamento dell’artigianato nel 2013, illustrati questa mattina a Pescara nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del curatore dell’indagine, Aldo Ronci, e del direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo.

Sarà il caso di suonare la sveglia alla nostra classe politica, a tutti i livelli, locali e nazionale” ha attaccato Lupo “perché l’intero terreno su cui è costruito l’albero su cui si è appollaiata, distante dal sentire delle persone normali, sta franando.

Occorre intervenire con misure straordinarie, tanto sul piano degli incentivi quanto su quello dei disincentivi. Penso al proliferare della grande distribuzione, che soprattutto nell’area Chieti-Pescara sta desertificando i centri cittadini e determinando la morte di decine e decine di piccole imprese”.

Di Costanzo, da parte sua, ha ricordato l’incidenza della pressione fiscale, soprattutto a livello locale sullo stato di salute delle piccole imprese.

“L’anno passato si era chiuso con aliquote Imu, applicate alle attività produttive, raddoppiate rispetto alla vecchia Ici. Il nuovo anno parte con la tassa sui rifiuti, la Tares, che moltiplica per tre le vecchie aliquote. So che moltissime imprese non saranno in grado di pagare; gli enti locali, se non vogliono distruggere la nostra economia, devono cambiare strada, aggredendo con serietà e decisione la jungla della spesa pubblica, e tagliando con decisione costi improduttivi e inutili”.

LO STUDIO

Ogni giorno muoiono in Abruzzo più di otto imprese artigiane. Alla fine del 2013, all’Albo delle imprese artigiane delle quattro Camere di commercio della regione erano iscritte 33.820 imprese, con un saldo negativo tra iscrizioni (2.054) e cancellazioni (3.041) di ben 987 aziende.

“Si tratta di un autentico salto mortale all’indietro” ha spiegato Ronci “perchèneppure negli anni recenti più bui si erano toccate differenze negative così alte. Così, l’Abruzzo diventa un vero e proprio “caso” nazionale, visto che la caduta percentuale delle nuove imprese artigiane è del 2,81%, contro la media nazionale del -1,94%. Peggio dell’Abruzzo hanno fatto soltanto due regioni; in tre anni si è toccato il fondo, con una flessione di ben 2.448 imprese attive e di circa 6.400 occupati”.

L’ondata di cancellazioni delle piccole imprese ha caratteristiche “epidemiche”, non risparmia nessuna delle quattro province, mette d’accordo aree urbane e periferie, zone costiere ed entroterra: Chieti, Teramo e L’Aquila decrescono più vistosamente, rispettivamente di 324 e 294 e 251 unità, Pescara più lievemente: di 118.

In valore percentuale, le imprese artigiane decrescono piu’ che in Italia (-1,94%): Chieti, infatti, segna una flessione di -3,24%; Teramo di -3,22%; L’Aquila di -3,17%. Solo Pescara decresce in maniera meno vistosa, con una diminuzione pari a -1,46%, piu’ bassa di quella italiana.

Tra i settori produttivi, a fare le spese dell’ondata di cancellazioni sono state soprattutto le imprese edili, che restano tuttavia quelle piu’ numerose, con 12.641 aziende: con 592 unita’ (e nonostante l’esistenza dell’enorme cantiere aquilano per la ricostruzione), guidano la classifica degli addii.

Seguite dall’industria manifatturiera (-207) che registra cadute particolarmente significative nell’abbigliamento (-43), il legno (-38), la lavorazione dei metalli (-37).

Quanto agli altri comparti, male i trasporti (-71), le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-57), gli altri servizi (-50).

Unica eccezione di un serbatoio produttivo un tempo fiorente, ma oggi attaccato alla bombola dell’ossigeno, l’area delle piccole imprese specializzate nella riparazione e installazione di macchine, con +20 unita’.

Tra le ragioni piu’ strutturali della crisi dell’artigianato, secondo l’analisi della Cna viene al primo posto il ritardo con cui, in Abruzzo, sono stati affrontati i temi delle specializzazioni produttive, del sistema distributivo, dei processi d’innovazione e delle potenzialita’ di esportazione del mondo delle micro-imprese.

“Per superare questo ritardo” ha concluso Aldo Ronci “bisogna fornire alle micro-imprese strumenti conoscitivi e obiettivi strategici per la valorizzazione territoriale e settoriale delle attivita’ produttive, per la creazione di percorsi d’innovazione, per riuscire a migliorarne la competitività”.