Inchiesta Regione Abruzzo: tutti i commenti e le reazioni

Richieste di dimissioni da una parte, espressioni di solidarietà dall’altra.

Ha scatenato una marea di commenti, politici e non, l’inchiesta della Procura di Pescara che vede coinvolti 25 amministratori della Regione Abruzzo accusati, a vario titolo, di truffa ai danni dello Stato, peculato e falso ideologico. Tra questi, spiccano i nomi del Governatore Gianni Chiodi e del presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano.
Il vice presidente Alfredo Castiglione affida le sue sensazioni al social network e, in un post, si dice “sereno come tutti i colleghi, ognuno continuerà a fare il suo lavoro serenamente e dimostreremo tutta la nostra onestà, correttezza, attenzione e sensibilità. Nel frattempo completeremo la nostra profonda azione riformatrice, senza indugi, senza spaventarci o lasciarci intimidire o intimorire”. E i commenti solidali non si fanno attendere.
Stessa cosa fa il collega assessore Carlo Masci che, sempre su Facebook, annuncia di aver ricevuto “dopo 19 anni di attività politica il mio primo avviso di garanzia. Mi vengono contestate 9 ricevute di ristoranti di Roma per importi che variano da 49 a 73 euro per consumazioni effettuate in occasione delle mie 80 visite istituzionali nella capitale per conto della Regione dal gennaio 2009 al dicembre 2011, per un totale di circa 500,00 euro. Sostengono i pm che le 9 ricevute non sarebbero per un pasto cadauna, così come in esse indicato, bensì per due. L’altra contestazione riguarda il fatto che nei moduli delle missioni (quasi tutte a Roma alla Conferenza delle Regioni, su delega del Presidente), predisposti come da prassi dagli uffici regionali, vi e’ soltanto la frase generica ‘missione istituzionale’ e non la motivazione della stessa. Questa genericità, derivante da una prassi degli uffici regionali risalente nel tempo, costituirebbe, a detta dei pm, un reato. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso solidarietà senza neanche conoscere gli addebiti contestatimi. Leggendo queste poche righe sono certo si tranquillizzeranno, così come sono tranquillo io”.
Nazario Pagano, invece, sta incontrando in queste ore la stampa, nella sede del Consiglio Regionale a Pescara, per spiegare la sua versione dei fatti.

ALESSIO DI CARLO, MEMBRO DEL COMITATO DI RADICALI ITALIANI E SEGRETARIO DI RADICALI ABRUZZO

“La nuova bufera giudiziaria che ha investito la nostra Regione è la prova di come esista un vero e proprio Caso Abruzzo, rappresentato non da presunti malcostumi della politica locale, quanto dal comportamento di una parte della magistratura che ormai sembra aver posto un vero e proprio diritto di veto sulle scelte esercitate – o da esercitare – da parte degli elettori abruzzesi. Ormai non basta più limitarsi ad invocare il principio di presunzione di innocenza, ricordare i tanti casi in cui le inchieste si sono risolte in un nulla di fatto oppure denunciare la tempistica con cui vengono recapitate le informazioni di garanzia: occorre mettere in relazione tutto ciò con altri elementi, quali la presenza in Pompa Magna degli stessi pm che oggi sono titolari dell’inchiesta ad una recente convention di un illustre candidato del centrosinistra alle prossime regionali, oppure con la nomina dell’ex procuratore capo di Pescara a ‘consulente per la legalità’ del Comune di L’Aquila. Il quadro che ne viene fuori è inquietante ed è rappresentato dal passaggio di consegne che la politica ha fatto, dal diritto di voto in mano agli elettori al diritto di veto in capo alla magistratura”.

SILVIO PAOLUCCI, SEGRETARIO REGIONALE PD

“Chiodi ha fallito. Siamo garantisti e non faremo come Chiodi, che sulle indagini che hanno coinvolto esponenti di altri partiti si è comportato sempre da sciacallo. Ora che invece le indagini lo coinvolgono direttamente, travolgendo la sua coalizione già sconquassata da ben tre arresti di assessori senza che abbia mai sentito la necessità di dimettersi, non mutiamo atteggiamento, confidando sempre nel lavoro della magistratura, nei tempi rapidi delle indagini e negli strumenti consentiti alla difesa. Tuttavia, resta senz’altro l’amarezza nel vedere l’Abruzzo governato da chi si erge a paladino della legalità ed è invece al centro di un enorme deficit di trasparenza, etica, partecipazione ed è per questo che quando avremo chiuso la cupa stagione di questi 5 anni e mezzo di centrodestra, da giugno inizierà una nuova stagione di sobrietà. Rimoduleremo le indennità dei consiglieri regionali usando come parametro i sindaci delle città capoluogo e i costi veri dell’iniziativa politica dell’eletto regionale, e verrà resa obbligatoria la rendicontazione immediata, trasparente, di ogni spesa. Lo dobbiamo ai cittadini ed all’enorme crisi economica che stiamo vivendo”.

PIO RAPAGNA’, MIA CASA ABRUZZO

In Abruzzo siamo in presenza di evidenti situazioni “anomale” di cattiva gestione, sperpero di denaro pubblico e facile corruzione, e quello che sta succedendo in questi giorni “amarissimi” a L’Aquila e nella Regione Abruzzo, dimostra che la situazione, sul piano politico, amministrativo e morale, è seriamente compromessa.
E’ noto che sin dal 2007 i Cittadini abruzzesi hanno “tentato” per due volte consecutive di “conquistare” dal basso una effettiva “riforma degli enti strumentali” ed una forte e concreta riduzione dei “costi e degli sprechi della politica” attraverso la presentazione di specifiche Proposte di legge e di Referendum regionali abrogativi.
La situazione, invece, in questi anni è diventata sempre più grave sul piano del debito pubblico e della facile corruttibilità, e si è manifestata in una vera e propria “questione morale”, in risposta alla quale è oggi ancora più necessario attuare un taglio drastico degli sprechi e dei costi superflui e ingiustificati di tutte le istituzioni regionali, con il taglio drastico del finanziamento pubblico alle liste, ai singoli Consilieri, agli Assessori, ai Gruppi consiliari regionali e l’abrogazione totale dei rimborsi senza adeguate “pezze di appoggio” e trasparenti giustificazioni.
Ma un segnale ancora più forte arriverà con l’imminente avvio della raccolta delle firme per chiedere la indizione e lo svolgimento di 3 Referendum Regionali abrogativi dei costi e degli sprechi della politica che, dopo tanti proclami, nessuno ha trovato ancora il tempo di “tagliare”.
Adesso speriamo che gli abruzzesi ci aiutino a raccogliere le firme per promuovere, per la terza volta consecutiva, questi 3 Referendum ad hoc. Nei prossimi giorni inizieremo la procedura per la raccolta delle oltre 25.000 firme autenticate e certificate richieste dalla Legge sui referendum abrogativi regionali e per la presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare: poi decideranno i cittadini con il loro voto.
Intanto chiediamo e aspettiamo le “dimissioni posticipate” dei Presidenti Chiodi e Pagano, degli Assessori e dei Capi-Gruppo Consiliari coinvolti in questa inchiesta: è evidente a tutti che, per la figura che ci fanno fare a tutti i livelli, non possono essere essi stessi che ci portano alle elezioni “posticipate” del 25 maggio prossimo.

LUCIA PANDOLFI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA E CONTROLLO DEL CONSIGLIO REGIONALE

“Oggi veramente ogni cittadino di questo povero Abruzzo puo’ considerarsi in lutto. Un lutto dovuto da quanto appreso dalle cronache che interessa una regione che, purtroppo, ha avuto anche una proroga abbondante oltre i 60 mesi dovuti del normale mandato. Se i maggiori responsabili della legislatura avessero operato e ottenuto concreti positivi risultati per il territorio, forse i cittadini sarebbero si’ indignati, ma sicuramente in misura minore. Invece ci troviamo a essere depauperati di ulteriori risorse, in barba a ogni regola e soprattutto, qualora i fatti risultassero effettivamente provati, tradendo la fiducia di tutti e, ancora una volta, facendo percepire la politica come casta privilegiata ed esonerata dal rispetto delle regole. Ci si auspica, per il bene di tutti, di avere immediata luce su quanto avvenuto. Nei prossimi mesi, pero’, i cittadini che saranno chiamati a brevissimo alle urne potranno e sapranno scegliere coloro che dovranno per forza impegnarsi a non guardare al passato, ma a un futuro che ripristini con regole certe la legalita’ e la doverosa trasparenza da parte di tutti”. “I cittadini attendono una classe dirigente onesta, capace e soprattutto determinata a costruire un futuro certo, in particolare per le nuove generazioni che oggi ne risultano private. Personalmente credo che ce la possiamo fare perche’ in realta’ ci sono tante persone che lavorano onestamente e che non hanno mai comprato mutande o altro con i soldi pubblici”.

STEFANIA PEZZOPANE, SENATRICE PD

“Chissa’ se una parte della stampa nazionale, che nelle scorse settimane ha gettato fango sull’Aquila, dopo le vicende che hanno interessato il Comune, continuera’ la campagna denigratoria per alimentare ombre e parlare di uno stato generale di malaffare. Mi auguro di no, perche’ l’immagine e il bene dell’Abruzzo e dell’Aquila vengono prima di ogni cosa. A differenza di altri, non gioisco delle inchieste, ne’ tanto meno mi rallegro se la macchina del fango mediatica scredita la mia regione, la mia citta’. Non intendo fare sciacallaggio politico, come e’ stato fatto dopo le vicende del Comune dell’Aquila. Certo le responsabilita’ emerse sono gravi, anche se spero che tutti possano chiarire la loro posizione e dimostrare la loro estraneita’- prosegue la senatrice- Tuttavia mi chiedo se dopo la pioggia degli avvisi di garanzia ci sara’ qualcuno pronto a rassegnare le dimissioni. Tutti quelli che fino a ieri inneggiavano alle dimissioni del Sindaco Cialente, che lo ribadisco, non e’ stato sfiorato da alcun avviso di garanzia, tutti quelli che hanno usato toni trionfalistici o moralizzatori, tutti quelli che hanno invocato le responsabilita’ politiche, dal momento che non potevano appigliarsi a quelle penali, avranno ora la coerenza di chiedere a se stessi le dimissioni? Al presidente Chiodi che invoca il fumus persocutionis, prima del voto regionale, vorrei ricordare che se non avesse messo in campo la sveltina della proroga salva-poltrone, si sarebbe gia’ potuto votare a dicembre e questa vicenda non avrebbe neanche sfiorato la campagna elettorale”.

LELIO DE SANTIS, ASSESSORE IDV L’AQUILA

Come cittadino e come Amministratore pubblico sono molto amareggiato di questo nuovo scandalo che ha colpito la Giunta regionale ed il Presidente Chiodi, buona parte del Consiglio regionale ed il suo Presidente, Nazario Pagano, per il grave danno d’immagine che subisce il popolo abruzzese e per il discredito che si riversa anche sulla buona politica e sugli Amministratori onesti e per bene. Mi auguro che tutti gli indagati, molti dei quali sono stimati politici e professionisti, possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati, ma solo l’idea che chi percepisce indennità, gettoni di presenza e rimborsi per circa 10.000 euro al mese possa approfittare del danaro pubblico per alberghi lussuosi, cene o acquisto di cravatte firmate mi ripugna ed offende i tanti cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla seconda settimana del mese. La classe politica abruzzese è fatta in gran parte di persone pulite che dedicano tempo, impegno ed energie per assicurare un servizio alla collettività e non può tollerare più esempi di malcostume o di arroganza politica, che rischiano di infangare e di delegittimare tutti, lasciando il Governo della cosa pubblica ai populisti ed agli estremisti. Prima che intervenga la Magistratura, che fa bene il suo dovere, e prima che il popolo scenda in piazza, siano i Partiti ed i Gruppi dirigenti, saggi ed onesti, a fare pulizia ed a valorizzare le persone capaci ed oneste, riscoprendo la passione per la Buona politica, che è un servizio che si rende ai cittadini!

COMITATO 3.32

Già nel settembre del 2011, durante lo Sciopero Generale indetto dalla CGL , fummo l unica voce a chiedere le dimissioni di Gianni Chiodi, allora anche vice commissario alla ricostruzione. Andammo fin sotto casa sua a gridare: “Dall’ aquila con rabbia dimissioni!”
Scrivevamo allora: “Non possiamo permetterci di assistere alla morte sociale del nostro territorio: la città non c’è, il lavoro non c’è, le case non ci sono, l’ospedale non c’è. Tutti gli sforzi sono concentrati a favore degli interessi delle cricche, nonchè a frenare una rinascita autentica e dal basso”. Lo pensiamo tuttora.
Oggi vogliamo ribadire con forza che deve sparire dalla vita politica e pubblica abruzzese. Tre assessori arrestati in cinque anni e, ora, più di venti tra assessori e consiglieri indagati. E’ l’ennesima dimostrazione del fatto che il problema non è relativo al singolo caso o alla “pecora nera”, ma ad un sistema di clientele e favori ormai consolidato ed accettato. Noi, che pecore non siamo, lo abbiamo sempre denunciato, e per questo subiamo continuamente processi: per esempio, il 3 febbraio ci sarà la prima udienza per la manifestazione che organizzammo mentre Berlusconi, Chiodi e Cialente premiavano Bertolaso al Dicomac. Anche per questo ci sembra vergognoso che si permetta di parlare Franco Gabrielli, che di quel sistema è stato uno dei primi responsabili.
Ma non è questo il punto. Abbiamo l’obbligo di dimettere Chiodi soprattutto per le politiche che in questi anni ha intrapreso: nessuna attenzione alla ricostruzione del cratere (con annesso dirottamento di fondi); smantellamento scientifico del sistema sanitario; ripianamento del bilancio con i soldi dell’assicurazione sul sisma; tagli alla cultura e al welfare; aumento colpevole della disoccupazione.
Come nel gennaio 2011 pensiamo sia l’ora che, anche in Abruzzo, si costruisca un movimento di opposizione sociale che scenda in strada e chieda – ieri come oggi – le dimissioni di Gianni Chiodi, finora troppo sicuro di restare al suo posto senza problemi. Dimettiamolo definitivamente, prima che si dimetta da solo, per lanciarsi in una nuova ipocrita campagna elettorale.
Basta giochi sulla nostra pelle.

LA DIFESA DI CESARE D’ALESSANDRO (IDV)

“Premesso che non credo ad “aggressioni giudiziarie” né a complotti, né a dietrologie di alcuna natura, ma credo che sia diritto della Magistratura indagare, della Stampa informare e dei Cittadini ad essere informati, nonché di chi è inquisito a potersi difendere, do conto di come si sono svolti i fatti, corredati di documenti, in merito alle contestazioni di cui ai punti a) e b) dell’informazione di garanzia (CLICCA E SCARICA)”. Lo ha dichiarato il consigliere dell’Italia dei Valori Cesare D’Alessandro.
Ecco la sua difesa:
Riguardo al punto a) missione a Verona (Vinitaly) è avvenuto esattamente l’opposto di quanto contestato, ovvero che “nell’esibire le ricevute fiscali… e nell’omettere scientemente di indicare l’utilizzo della camera d’albergo unitamente ad altra persona e che i pasti erano stati consumati da 2 persone”.
In realtà, nel prospetto di riepilogo spese (CLICCA E SCARICA allegato 2) fornito in copia conforme, si chiede espressamente la liquidazione al 50% delle spese d’albergo e di vitto.
A tal fine è sufficiente assumere informazioni dai funzionari degli Uffici preposti.
Riguardo al punto b) – missione a Varenna (Convegno Studi Amministrativi) – gli scontrini/fattura sono regolarmente allegati e per quanto attiene la fattura di euro 80 della taverna  Colleoni dell’Angelo, è avvenuto esattamente il contrario di quanto contestato al punto b): “nell’esibire le ricevute fiscali… e nell’omettere scientemente di indicare l’utilizzo della camera d’albergo unitamente  ad altra persona e che il pasto era stato consumato da 2 persone; nel non aver esibito ricevute relative ai pasti consumati per complessivi 60 €”.
In realtà, la cena fu consumata non da 2, ma da 3 persone, di cui 2 consiglieri regionali. La somma dovuta fu interamente liquidata di propria tasca dai suddetti consiglieri, ai quali fu rilasciata ricevuta fiscale, su specifica richiesta degli stessi, per un importo notevolmente ridotto di 80 euro cadauno.
Per quanto attiene il pernottamento in albergo, il prezzo per la camera uso singola e quello per la camera uso doppia era sostanzialmente identico, come risulta dalla libera visione del sito internet dell’hotel.
Riguardo il fatto di non aver esibito ricevuta relativa al pasto di 60 euro, la stessa esiste ed è agli atti. Altrimenti non si vede come gli Uffici preposti avrebbero potuto corrispondere il relativo rimborso.

 

 

 

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