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Programma sanitario, da Guardiagrele parte un nuovo ricorso al Tar: lo ‘sconcerto’ di Gianni Chiodi

Il pareggio di bilancio non è virtuale, non l’ha sbandierato Chiodi, ma è riportato nei verbali del tavolo ministeriale di tre anni consecutivi“.

Il Governatore Gianni Chiodi, nella duplice veste di Commissario ad acta per la Sanità, risponde così alle polemiche del consigliere dell’opposizione del Comune di Guardiagrele, Simone Dal Pozzo che ha presentato un ricorso al Tar contro il Programma Operativo 2013-2015.
“E’ grazie a tale pareggio” aggiunge “che siamo stati autorizzati allo sblocco del turnover e le nostre Asl hanno potuto assumere personale. Abbiamo avuto l’autorizzazione a liberare una quota della fiscalità per restituirla agli abruzzesi come riduzione delle tasse e siamo riusciti a svincolare 382 milioni di premialità del fondo sanitario per trasferirli alle Asl. Risorse ferme al ministero dal 2006, dato che la nostra regione era inadempiente”.
Non credo si possa parlare di una politica sanitaria fallimentare che ha mancato l’obiettivo del rientro dall’enorme debito riportato nel piano di rientro” continua Chiodi “in quanto vorrei ricordare al consigliere Dal Pozzo che una buona parte di quel debito è stata oggetto di operazioni di cartolarizzazioni che gli abruzzesi pagano ancora oggi. Per il resto non ci sono debiti verso fornitori pregressi inevasi, considerando che solo nel 2013 abbiamo erogato alle aziende sanitarie 476 milioni di euro per pagare i fornitori.

Riguardo ai 102 milioni di perdite ancora da coprire relativi agli anni 2006-2011, più della metà sono già coperte dagli utili conseguiti negli anni della nostra gestione, come evidenzia lo stesso verbale del Tavolo di monitoraggio e per il resto abbiamo in bilancio le risorse finanziarie necessarie per la copertura. Inoltre, con l’approvazione del Programma Operativo 2013-2015 ed in relazione ai risultati conseguiti nell’anno 2013, abbiamo già avviato il percorso previsto dalla normativa nazionale per uscire dal Commissariamento e ridare sia la dignità che il potere decisionale agli organi regionali. Tale procedura prevede la presentazione di un ‘Piano di riqualificazione del servizio sanitario regionale 2013-2015′, di cui il Programma Operativo ne costituisce parte integrante e sostanziale. Anche questo aspetto è stato possibile dopo la valutazione positiva da parte del Tavolo del processo di riqualificazione del sistema sanitario regionale effettuato negli ultimissimi anni, con la riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, della rete territoriale e della rete dell’ emergenza-urgenza, l’avvio del processo di accreditamento delle strutture sanitarie, nonchè l’attivazione ed il funzionamento degli hospice.

Riguardo al prestito di 200 milioni firmato nel marzo del 2011 e l’anno scorso sostituito con uno più vantaggioso da 174 milioni con risparmi di interessi di 120 milioni in trent’anni, forse ci si e’ dimenticati che l’Abruzzo fu costretto a stipularlo per coprire un buco di 360 milioni di euro generato dalle distrazioni di fondo sanitario, utilizzato per altre finalità dalla classe politica che aveva governato la regione, un comportamento scellerato che e’ stato la causa principale del commissariamento.

Poi, vorrei spiegare che la revisione dei setting assistenziali dei pazienti ricoverati nelle strutture ex art. 26 ci è stata richiesta dagli organi ministeriali e di controllo, in quanto tali strutture sono occupate con pazienti che hanno setting assistenziali diversi dalla riabilitazione, tanto che, chi effettivamente ne ha bisogno è costretto molte volte ad andare fuori regione generando il costo della mobilità passiva di cui parla lo stesso avv. Dal Pozzo. Infatti, nella maggioranza dei casi ci si rivolge a strutture specializzate e di eccellenza fuori regione che dovrebbero essere attivate sul nostro territorio e questo è uno degli obiettivi che speriamo di raggiungere con il processo di riconversione di dette strutture. A maggior conferma che l’offerta di posti letto delle residenziali e semiresidenziali per riabilitazione sono in Abruzzo il triplo di quelli imposti come limite massimo dalla normativa nazionale e riportato nei verbali del tavolo di monitoraggio del 2013, in cui nella nostra regione risultano 1,6 posti letto ogni 1000 abitanti contro uno standard di 0,6. Poi, nessun nuovo ticket o quota di compartecipazione è stata prevista nel Programma Operativo ma così come disposto dal Tavolo di monitoraggio entro il 30 maggio si dovrà procedere ad allineare i provvedimenti regionali, già in essere, con quanto previsto dalla normativa nazionale, come d’altronde hanno fatto anche tutte le altre Regioni”.
Non ci saranno cambiamenti nei posti letto definiti, chiarisce ancora Chiodi, “quelli indicati nel Programma Operativo sono sempre gli stessi, 4677 posti letto ovvero 3,5 posti letto per 1000 abitanti che ripetiamo da anni ormai e lo stesso vale per la razionalizzazione delle unità operative complesse e semplici in attuazione degli standard stabiliti dal c.d. Comitato LEA nella seduta del 26.3.2012, in base al quale i manager stanno aggiornando i loro atti aziendali a partire da quella data.

Riguardo alla gestione delle Asl ai manager è lasciata piena autonomia nell’amministrazione delle risorse del fondo sanitario a loro attribuito per soddisfare i livelli essenziali di assistenza, però oggi è il Ministero stesso che richiede il pareggio di bilancio non solo a livello regionale ma per singola Azienda Sanitaria, quindi la gestione deve essere oculata mirando al taglio degli sprechi ma garantendo sempre la qualità dei servizi ai cittadini. Nel Programma Operativo le previsioni economiche sono a livello regionale, ma è ovvio che tengono conto anche delle criticità rilevate per ogni azienda sanitaria. Sono sconcertato nell’apprendere la notizia del ricorso al Tar nei riguardi del nostro Programma operativo 2013-2015, preso ad esempio dai responsabili ministeriali per le altre regioni in piano di rientro, non vorrei si trattasse solo di un atto denigratorio a scopi politici. Mi rendo conto che si tratta di argomentazioni complesse che non possono avere una lettura superficiale della documentazione, ma le nostre scelte sono controllate e convalidate dai ministeri competenti e hanno sempre gli stessi obiettivi ovvero quello di garantire l’appropriatezza delle prestazioni e la corretta allocazione delle risorse finanziarie del sistema sanitario regionale”.