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Arresti Aca e Ater: le reazioni

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche agli arresti eccellenti di questa mattina, che hanno visto i vertici dell’Aca Spa e dell’Ater Chieti finire agli arresti domiciliari.

ASSOCIAZIONE CODICI

Da oltre sette anni l’associazione di consumatori ed utenti Codici firma esposti e collabora ad indagini della polizia giudiziaria a carico dei vertici dell’Aca spa. Diverse inchieste a carico del presidente dell’Aca spa sono partite negli uffici di Codici dove cittadini informati dei fatti si recavano per lasciare centinaia di documenti sicuri di essere protetti nell’anonimato. E Codici si esponeva per loro collaborando alcune volte apertamente altre volte in maniera piu silenziosa con le forze dell’ordine. La gestione dell’Aca spa negli ultimi dieci anni e’ stata scellerata, clientelare e fallimentare. Lo dicono le tante inchieste partite da noi. Ne e’ un esempio quanto scrive un pubblico ministero che addirittura accusa il presidente dell’Aca spa di furto d’acqua. Abbiamo spesso denunciato che in tema di appalti dentro l’Aca spa funzionava cosi: le vecchie reti colabrodo che perdono fino al 80% dell’acqua immessa non vanno ricostruite ex nuovo affinche’ non perdano piu’, le reti vanno continuamente manutenute cosi da assicurare l’incarico alla ditta che fa manutenzioni e nonostante il personale tecnico numeroso alle dipendenze dell’Aca spa si preferisce fare continuamente ricorso ad appalti esterni. E negli appalti, studiando i bilanci, e raccogliendo le carta abbiamo sempre visto enormi irregolarita’ prontamente segnalate….Codici oggi si dice soddisfatta perche’ i cittadini da troppo tempo pagano sulla propria bolletta dell’acqua interessi di pochi privati che da anni fanno della nostra acqua un bene da gestire come fosse proprio. Ma non basta. Oggi i sindaci soci azionisti dell’Aca spa devono dimostrare di voler cambiare veramente rinnovando la gestione dell’Aca spa perche’ dentro l’Aca spa c’e’ ancora tanto da scoprire. E su questo torneremo a parlarne tra qualche giorno.

 

CARLO COSTANTINI, MOV139

“La notizia dell’arresto dei vertici dell’ACA S.p.a. giunge all’indomani dell’ennesimo rinvio del Consiglio Regionale sullo stato di salute degli impianti di depurazione regionali, disposta ieri per mancanza del numero legale. Ed aiuta a capire le cause del livello di inquinamento così elevato dei fiumi e del mare abruzzese. Se gli appalti per le fogne di Pescara sono stati truccati, come pare emergere dall’inchiesta, potevano il fiume ed il mare di Pescara essere puliti e perfettamente balneabili? Certamente no! L’inchiesta della Procura di Pescara – alla quale sento, da cittadino pescarese, di dover rivolgere il mio più profondo senso di gratitudine, per avere avuto la capacità di scoperchiare un enorme “verminaio” – rappresenta una goccia nel mare degli imbrogli colossali ed impuniti che hanno caratterizzato la gestione del settore. Proprio ieri, rileggendo la relazione che avrei dovuto presentare al Consiglio Regionale, riflettevo sul fatto che il settore idrico abruzzese è stato rapinato in pochi anni della somma spaventosa di quasi 1 miliardo di euro! A tanto ammonta, infatti, la cifra sparita dal sistema, grazie a vere e proprie rapine poste in essere da amministratori spregiudicati o, nella migliore delle ipotesi, incompetenti ed incapaci che, con il loro sostegno o con la loro interessata compiacenza negli organi assembleari (assemblee dei sindaci), hanno consentito negli anni al sistema di prosperare e di rafforzarsi. Duecento milioni sono i debiti dichiarati dalle società che gestiscono il servizio idrico integrato in Abruzzo, trecento milioni i crediti (quasi tutti falsi o comunque non più recuperabili) che iscrivono nei loro bilanci, trecento milioni il valore di beni patrimoniali che per legge le società non potrebbero iscrivere in bilancio (le reti e gli impianti sono beni demaniali ed indisponibili), ma che iscrivono ugualmente coprire altre debiti e centocinquanta milioni circa sono i debiti accumulati dalle gestioni degli ATO. Dunque, quasi un miliardo di euro letteralmente sparito, se si considera la penosa condizione in cui versano non solo le reti idriche, ma anche e soprattutto quelle fognarie e gli stessi impianti di depurazione. Un miliardo di euro che, se speso correttamente, avrebbe potuto fare la fortuna dei nostri fiumi, del nostro mare e dell’economia di una intera regione. Ecco perché non esito a definire un crimine contro la comunità degli abruzzesi la gestione del settore degli ultimi anni; un crimine al quale hanno offerto il loro contributo, più o meno consapevole, tutti quelli che (alcuni Sindaci, in particolar modo), pur avendo il potere ed il dovere di controllare, hanno fatto gli struzzi e messo di continuo le teste sotto la terra. Un solo esempio concreto tra i tanti possibili? Le assunzioni. Nel 2004 ero riuscito a far approvare dal Consiglio regionale d’Abruzzo una legge che anticipava di circa 8 anni quella recentemente approvata dal Parlamento, che prevede che le società pubbliche non possono fare assunzioni dirette, ma devono comunque rispettare le procedure previste per la pubblica amministrazione, inclusa evidenza pubblica e concorsi. Ebbene, da allora, nonostante questo divieto legislativo, sono state fatte decine o forse centinaia di assunzioni senza concorso, senza che nessuno tra quelli investiti del dovere di controllare aprisse bocca (magari perché beneficiato politicamente o a livello familiare da qualcuna di questa assunzioni). Ora ho finalmente la sensazione che le cose possano cambiare e sono certo che questa inchiesta riuscirà a stimolare il lavoro delle altre procure abruzzesi ed a liberare una volta per tutte l’Abruzzo da questo cancro”.

 

ALFONSO MASCITELLI, IDV

“Lasciamo alla magistratura il suo compito in totale autonomia, ma è chiaro che questa vicenda fa riemergere come la responsabilità politica di chi ci governa sia a dir poco scandalosa. La riforma del sistema idrico abruzzese, con un debito di oltre 300 milioni delle sei società di gestione , a distanza di quasi tre anni dall’approvazione della legge, è rimasta ancora lettera morta. Sono evidentemente in tanti ad avere interesse a conservare questa palude che fa da cortina fumogena a spartizioni bipartisan di posti e poteri clientelari, con disservizi ai cittadini e aumenti di costi e tariffe. Attendo che il PD convochi al più presto un tavolo che riunisca tutte le forze di cambiamento della nostra regione per dare priorità alla sottoscrizione di un patto morale con i cittadini”.

 

MARCO RAPINO, PD

“Il Partito Democratico abruzzese chiede da tempo che la politica esca dalla gestione dell’acqua pubblica, e al tempo stesso chiede decisi passi indietro a chi ricopre incarichi di responsabilità nelle gestioni inefficienti. Lo abbiamo chiesto pubblicamente ad aprile, e torniamo a chiederlo anche oggi. Vanno individuati strumenti che attraverso un forte controllo pubblico consentano di rimuovere i componenti dei cda di fronte a gestioni inefficaci. È necessaria una riforma che cambi radicalmente la governance del settore, che selezioni e promuova chi ha merito e competenza adottando modelli più efficienti che esistono in Italia e che altre Regioni da tempo stanno attuando. Crediamo inoltre che questo profilo riformista e innovatore debba essere esteso a tutto il panorama degli enti strumentali. Chiediamo l’azzeramento dei vertici degli enti coinvolti, esprimendo la massima fiducia nell’operato della magistratura e contando sul fatto che le persone interessate possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati”.

 

Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua

Il quadro che emerge dalle accuse che accompagnano l’arresto odierno del presidente dell’ACA S.p.A., Ezio Di Cristoforo, non sono altro che l’ennesima ombra su di una società tristemente nota per malagestione, disservizi e buchi in bilancio. Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua chiede ai Sindaci, soci e detentori del 100% del capitale di Aca S.p.A., troppo spesso conniventi con una gestione del servizio idrico clientelare e privatistica, uno scatto d’orgoglio per i propri cittadini e il bene comune Acqua. Ripubblicizzazione, come chiesto da milioni di cittadini attraverso il referendum, e audit sul bilancio di Aca S.p.A. sono un’opportunità per cambiare strada.

Roberto Di Lodovico, Sel Pescara

Chiediamo le dimissioni di tutti i vertici Aca. Al di là delle conseguenze sul piano penale che toccherà, come è ovvio, alla magistratura perseguire, noi ne traiamo conseguenze politiche: la gestione dell’Azienda Comprensoriale Acquedottistica ha avuto in questi anni una gestione poco trasparente e clientelare, cosa che noi denunciamo da anni, e per questo chiediamo l’azzeramento di tutti i vertici Aca e un nuovo corso fatto di trasparenza, democrazia e lotta allo spreco di risorse.