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Liste del Pdl in Abruzzo: tensioni e polemiche. Chiodi minaccia di lasciare il partito

Roma. Il Pdl rischia “ una forte debacle elettorale, conseguenza di una composizione delle liste non autorevole”: così il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, commenta le indiscrezioni sulla formazione delle liste in Abruzzo trapelate dal conclave dei vertici del partitio riunito a Roma.

“ Così non va proprio bene”, dice, “ se la situazione non si recupera e non si ravvendono, prenderemo altre strade. E’ un’operazione inacettabile – aggiunge – l’Abruzzo merita una considerazione sufficiente per quanto ha fatto e quanto ha saputo esprimere” Sottolinea poi che non si parla a nome personale, ma anche della maggioranza del Pdl in Consiglio regionale e di altri esponenti del partito, ad esempio il senatore uscente Paolo Tancredi, per giorni dato come candidato in un posto utile, il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, e i sindaci dei capoluoghi di provincia.

L’intervento di Chiodi ufficializza la spaccatura tra buona parte del Pdl in Abruzzo e i vertici romani. Il presidente, a Roma da giorni per seguire le operazioni, è insorto perdendo il proverbiale aplomb e pronunciando parole molto dure di fronte alle ipotesi che vogliono al Senato candidati, nell’ordine, Berlusconi, Quagliariello e al terzo posto il coordinatore regionale del partito, Filippo Piccone, e alla Camera, nell’ordine, gli uscenti parlamentari abruzzesi Sabatino Aracu e Paola Pelino con al terzo posto Antonio Razzi, originario di Giuliano Teatino (Chieti) emigrato in Svizzera, eletto nelle file dell’Idv nella circoscrizione estero-Europa, passato al centrodestra con Noi Sud e finito nella bufera per aver accusato Berlusconi di compravendita di parlamentari per poi passare nelle sue fila.Secondo quanto si è appreso, nelle liste abruzzesi sarebbe in lizza in Abruzzo anche Domenico Scilipoti, ex Idv passato nella fila berlusconiane. “Ho rappresentato stamani direttamente a Berlusconi l’inaccettabile questione, della quale il presidente non era a conoscenza” ha detto ancora Chiodi.Per contestare le scelte del tavolo nazionale è arrivato a Roma anche un documento del capogruppo in Consiglio regionale abruzzese, Lanfranco Venturoni, corredato da una raccolta di firme.