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Riordino Province: il tavolo del Cal si allarga ai grandi Comuni

L’Aquila. Il tavolo del Cal si allarga ai sindaci dei Comuni con più di 10mila abitanti: la proposta, formulata oggi dal sindaco di Pescara, è stata approvata dal presidente Del Corvo. Già oggi, il Comitato per le autonomie locali ha ascoltato sindacati, parti sociali e consiglieri regionali.

Prima prova di tavolo allargato per il Cal, che oggi ha ospitato i capigruppo del Consiglio regionale e ben 14 tra sindacati e parti sociali: Abi, Cia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal, Unioncamere, Confcommercio, Cna, Confindustria, Università di Teramo, Fira e Coldiretti. Tutti chiamati ad esprimere pareri e perplessità sulle opzioni di riordino delle province, come stabilito dalla spending review del Governo Monti. Le ipotesi, presentate dalle singole amministrazioni locali entro lo scorso 7, settembre paiono dipanarsi su due correnti di pensiero principali: l’accorpamento di L’Aquila con Teramo e di Chieti con Pescara, seguendo le evidenti ragioni territoriali e geografiche in comune. “Molte le perplessità dei sindacati in ordine alla possibilità di unione delle province di Pescara, Teramo e Chieti”, riferisce il presidente del Cal, e della Provincia aquilana, Antonio Del Corco, “si è sottolineata l’importanza del ruolo dei Comuni, tanto da eliminare tutte le amministrazioni provinciali per trasferire alcune delle competenze, proprio alle amministrazioni comunali delle città capoluogo e, anche, la possibilità di fusioni dei Comuni più piccoli con quelli più grandi”. Tema fondamentale del dibattito tra i vari intervenuti è stato quello del lavoro, con sindacati e consiglieri regionali preoccupati, “della ridistribuzione delle competenze come quella del lavoro”, spiega ancora Del Corvo, che non teme il clima poco disteso e rassicura: “Arriveremo ad una nostra proposta, anche se sarà approvata a maggioranza”. Due soltanto le sedute rimaste a disposizione del comitato: quelle di mercoledì 19 e venerdì 21 settembre.

Nella prossima, come richiesto dal sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, saranno ascoltati anche i sindaci di tutti i Comuni abruzzesi da 10mila abitanti in su: “Ritengo importante”, ha detto il sindaco pescarese, “ascoltare e dare voce anche all’opinione di realtà territoriali importanti come Montesilvano o Giulianova, realtà che sono ovviamente portatrici di interesse e sulle quali, inevitabilmente ricadranno, a cascata, le conseguenze del Piano di riordino delle Province”. E se Mascia ha accolto favorevolmente i contributi di sindacati e categorie sui riflessi occupazionali, produttivi e istituzionali del Riordino sui territori, il collega teatino Di Primio si dice meno soddisfatto: “Sono mancati”, afferma, “ulteriori contributi di carattere tecnico, utili al Cal per l’ampliamento della discussione in itinere”, e rimarca ancora una volta a tal proposito la necessità di “una definizione chiara delle modalità con le quali il Cal dovrà votare le proposte presentate, in modo, poi, da formulare al Consiglio Regionale d’Abruzzo una proposta unica di riordino delle Province”. Al termine della riunione, infatti, si è riunito l’ufficio di presidenza per elaborare la bozza di regolamento da sottoporre ai componenti del Comitato ed inserire all’ordine del giorno della prossima seduta.

Tra lotte di campanile e dibattiti economico-occupazionali, le 3 ipotesi rimaste al vaglio del Cal sono 3. La prima ipotesi vede 3 province: Chieti, L’Aquila e Pescara-Teramo, caldeggiata dal sindaco Di Primio perché “conservatrice di “ un equilibrio tra le zone interne e quelle costiere d’Abruzzo”. Infine la cosiddetta maxi provincia Adriatica formata da Chieti, Pescara e Teramo, mentre L’Aquila capoluogo di regione resta intonsa. “Una ripartizione delle aree per territori omogenei”, sostiene il primo cittadino di Pescara, “con la costituzione di un’unica grande provincia capace di svolgere il ruolo di motore economico-finanziario-turistico della Regione”. Infine, due province: L’Aquila che accorpa Teramo e Chieti che accorpa Pescara, sostenuta da sindacati come l’Ugl perché “porterebbe alla nascita di due province omogenee con potenzialità e problematiche analoghe”.

UGL: UNIRE COSTA E MONTAGNE E DIVIDERE PER SPECIALIZZAZIONI

E’, quindi il segretario regionale dell’Ugl a concordare con la terza corrente citata. Piero Peretto, dinanzi al Cal ha sostenuto oggi “che la soluzione più giusta e strategicamente più convincente è quella che vede la regione suddivisa in due province scaturenti dall’accorpamento di L’Aquila con Teramo e di Chieti con Pescara”. Secondo l’Unione generale dei lavoratori, tale soluzione porterebbe alla nascita di due province omogenee con potenzialità e problematiche analoghe. “Inoltre la nascita delle succitate province”, ha detto Perretti, “oltre a garantire il potenziamento dell’area metropolitana Pescara-Chieti, porrebbe fine al deleterio dualismo tra aree costiere ed aree montane”. L’Ugl punta, dunque, a porre l’area teatino-pescarese come “il trampolino di lancio nei confronti dei Balcani grazie anche all’aeroporto ed al porto di Ortona”. “L’Aquila e Teramo”, conclude Perretti, “ben collegate da una importante arteria autostradale che in tempo ragionevole le congiunge a Roma, potranno valorizzare le loro vocazioni basate sulla ricerca scientifica, l’alta tecnologia, il turismo culturale e quello costiero”.