Sicurezza nelle scuole, Province abruzzesi chiedono al Governo di ridurre i tagli

scuolaChieti. Dal 2005 fino ad ora, lo Stato anche di fronte di programmi approvati e leggi finanziate, non ha dato finanziamenti alle Province per la messa in sicurezza delle scuole. Nello stesso arco di tempo, invece, le Province hanno riservato ogni anno nei loro bilanci 1,5 miliardi di euro ad interventi per le scuole superiori.

Adesso anche le Province abruzzesi chiedono a gran voce la riduzione dei tagli messi in atto dal Governo nell’ambito della cosiddetta spending rewiew per permettere la riapertura di tutte le scuole a settembre prossimo e per definire un piano straordinario per l’edilizia scolastica in grado di garantire scuole sicure e moderne.
“La Legge 23/96 ha assegnato alle Province funzioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole, di messa in sicurezza degli edifici e di messa a norma degli impianti, di costruzione di nuove scuole – spiega il presidente dell’Unione delle Province Abruzzesi Enrico Di Giuseppantonio – ma anche l’onere per le spese delle utenze telefoniche ed elettriche, dell’acqua, del gas e del riscaldamento, per l’acquisto di banchi, sedie, aule multimediali e laboratori. E purtroppo i tagli ai consumi intermedi decisi dal Governo colpiscono proprio queste voci. E’ di tutta evidenza che se le Province non possono pagare le bollette o acquistare strumenti essenziali come i banchi, le lavagne e le attrezzature per i laboratori, riaprire una scuola sarà praticamente impossibile. Ci chiediamo anche che fine abbiano fatto i fondi della delibera Cipe che nel 2009 stanziava 758 milioni di euro per la sicurezza perché a tutt’oggi le Province non hanno riscosso nemmeno un centesimo. Tutto ciò mentre le Province hanno continuato ad investire, oltre 3,1 miliardi di euro, per costruire nuove scuole, per interventi di messa in sicurezza e messa a norma degli impianti e per garantire l’efficientamento energetico degli edifici. Facile immaginare, inoltre, cosa potrebbe accadere qualora gli edifici in carico alle Province venissero trasferiti ai Comuni: si determinerebbe un insostenibile appesantimento dei bilanci comunali con inevitabili ripercussioni sulla loro tenuta mentre le Province hanno già programmato e previsto tali oneri nei propri equilibri tendenziali di bilancio inserendoli nei programmi pluriennali di intervento a favore dell’edilizia scolastica. Le funzioni sull’istruzione e l’edilizia sono fondamentali e l’integrazione garantita dalle Province è indispensabile. Di questo il Governo si dovrà convincere. A questa situazione – conclude Di Giuseppantonio – si devono aggiungere gli irrisori trasferimenti da parte della Regione, al di sotto del 50% di quanto dovrebbe erogare, che creano difficoltà a servizi importanti come il trasporto dei disabili che frequentano le Scuole Superiori e l’assistenza specialistica”.

 

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