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Concessioni demaniali: il 3 agosto ombrelloni chiusi per protesta

Pescara. Il prossimo 3 agosto i balneari abruzzesi incroceranno le braccia: gli ombrelloni resteranno chiusi fino alle 11 del mattino, in segno di protesta contro il silenzio del Governo Monti riguardo ai problemi della categoria, ed in particolare sull’annoso nodo della direttiva “Servizi” dell’Unione europea, che rischia di sottrarre agli attuali gestori degli stabilimenti balneari, a partire da gennaio del 2016, le rispettive concessioni.

  “Lo sciopero di inizio agosto – spiega il segretario della Fab-Cna regionale, Cristiano Tomei – sarà solo il primo di una serie di appuntamenti di lotta decisi dalla categoria, giunta ad un grado evidente di esasperazione. Ovviamente, per non danneggiare l’utenza, saranno assicurati tutti i servizi di sicurezza, a cominciare dal  salvataggio in mare».
I clienti degli stabilimenti dovranno dunque attendere le 11 del mattino per potersi riparare dal solleone: solo a quel punto, infatti, i  gestori riprenderanno la normale attività, non prima però di aver reso note le motivazioni del fermo. Lo stato di agitazione è stato deciso ieri a Roma dalle principali sigle sindacali della categoria, ovvero Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna-Balneatori, Assobalneari Italia-Confindustria. «Insieme – illustra Tomei – abbiamo chiesto all’esecutivo la riapertura di un tavolo di confronto: dallo scorso mese di febbraio, infatti, nessuno ci ha più convocato. Vogliamo invece tornare a un confronto serrato per condividere le misure da mettere in campo, sia per superare la condizione di difficoltà che sta paralizzando il settore balneare già fortemente provato dagli effetti della crisi economica, sia per avviare con l’Unione europea una trattativa sulla “direttiva Servizi” che salvaguardi la peculiarità del sistema turistico italiano». Nella loro battaglia, le associazioni dei balneari abruzzesi fanno affidamento anche sulla solidarietà delle amministrazioni locali: «Abbiamo chiesto loro di unirsi a noi nella manifestazione di protesta – conclude Tomei – contribuendo così a dare visibilità a una situazione che sta mettendo a rischio imprese e posti di lavoro».