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Regione Abruzzo, i dipendenti scendono in piazza e ‘conquistano’ il tavolo di concertazione

Si sono ritrovati, questa mattina, per manifestare davanti al palazzo di piazza Unione del Consiglio regionale contro il provvedimento di riforma del lavoro che intende attuare la Giunta abruzzese. E, alla fine, i dipendenti della Regione hanno ottenuto il via libera ad un tavolo di concertazione sulla legge di riorganizzazione e sulla delibera riguardante la pianta organica.

“La prima riunione” ha detto Rosanna Mattoscio, rappresentante Rsu Cgil “è stata fissata al 18 aprile. Intanto lo stato di agitazione prosegue, se poi l’impegno non sarà mantenuto o gli incontri non andranno nel senso che auspichiamo, arriveremo allo proclamazione dello sciopero”.

L’incontro di oggi per Mattoscio rappresenta una prima “apertura, rispetto alla mancanza di confronto totale. Non siamo, però, soddisfatti perchè la questione non è stata affrontata nel merito. Il presidente della Regione Gianni Chiodi, da quando è stato eletto, non ha mai incontrato i rappresentanti dei dipendenti, nemmeno per un saluto. E’ stato completamente assente”.

 

La lettera inviata dall’assessore al Personale, Federica Carpineta, ai rappresentanti sindacali Territoriali della Funzione Pubblica e delle RSU della Giunta Regionale.

Gentilissimi, come annunciato direttamente dal Presidente Chiodi nel corso della nostra Conferenza Stampa del 27 marzo scorso, ho promosso un immediato confronto con i Segretari Regionali dei Sindacati Abruzzesi. L’appuntamento è stato già fissato per il 18 aprile prossimo. Credo, dunque, che sia giunto il momento della sfida positiva sulle migliori proposte. Il nostro Abruzzo, cioè la regione di tutti i Cittadini, ha bisogno di uscire dallo status quo, dalla sua ingessatura burocratica per dare servizi di qualità agli Abruzzesi e alle imprese. Soprattutto deve essere una Regione moderna, flessibile ed efficiente, dove i lavoratori migliori vengano valorizzati per il proprio impegno e lavoro. Io so, e lo sapete anche voi, che ci sono tantissimi dipendenti regionali preparati, volenterosi e bravi che non aspettano altro che poter fare questo. Questa sfida positiva può esser vinta solo facendo sì che gli interessi dei dipendenti regionali coincidano con gli interessi dei cittadini abruzzesi, che pagano le tasse anche per mantenere in piedi la nostra macchina burocratica. Il nostro dovere è creare finalmente le condizioni necessarie con la pretesa di modificare il presente, guardando al futuro di tutti. Vorrei evidenziare nuovamente i punti essenziali che sostengono i provvedimenti di riorganizzazione della Regione Abruzzo; ho il dovere di presentarvi le nostre linee, quella culturale e quella programmatica, affinché siano chiari i riferimenti che non possono essere stravolti né aggirati. La maggior preoccupazione, che ho visto emergere nelle Vostre note di “commento” all’annuncio di questi provvedimenti, ha riguardato l’eliminazione della pianta organica di diritto per passare al fabbisogno. Questo vuol dire liberare risorse messe in bilancio e destinate altrimenti a rimanere bloccate lì, senza speranza di poterle mai utilizzare in quanto – lo sapete – la nostra pianta organica di diritto è sovradimensionata sia rispetto alle reali necessità della nostra attività amministrativa sia, soprattutto, alla capacità di spesa che la Regione Abruzzo può sostenere. Fissare nel fabbisogno la capacità di spesa e conseguentemente la necessità di riorganizzare le risorse umane, significa avere consapevolezza di dover ragionare sulla effettiva capacità finanziaria dell’ente regione, oltre la quale non vogliamo andare e oltre la quale neppure potremmo andare, perché così ci è imposto anche dalle leggi nazionali. Va aggiunto che non possiamo sottrarci a quella che è l’analisi comparativa con le regioni italiane più virtuose, quelle cioè che garantiscono servizi migliori e spendono meno di noi. Noi, gli abruzzesi, non siamo peggiori di loro, non possiamo accettare di essere classificati così. Allora partiamo dal concreto: avendo oggi a disposizione determinate risorse umane e capacità di investimento anch’esse determinate, cosa possiamo fare per utilizzare al meglio queste risorse nel rispetto della dignità e delle aspirazioni di ciascuna lavoratrice e di ciascun lavoratore? Gli strumenti sono quelli della flessibilità nell’utilizzo delle risorse, destinandole dove meglio possono garantire il proprio apporto professionale e non dove possono essere soddisfatte esigenze clientelari o, peggio, intenzioni discriminatorie. Inoltre, non posso più rimanere in silenzio di fronte alla facile demagogia di coloro che vanno parlando di irrimediabile pregiudizio per i posti di lavoro, che verrebbero così sottratti per sempre ai nostri giovani, con l’eliminazione della pianta organica di diritto. Purtroppo c’è chi ha prosperato contribuendo, anche solo tacendo, a creare il debito pubblico che oggi stiamo duramente pagando; c’è ancora chi pensa e propone l’idea di una Regione che dovrebbe svolgere, ormai da sola e fuori dal tempo, il ruolo di ammortizzatore sociale o, ancor peggio, di sistemazione di amici e parenti dei potenti di turno (che erano sempre gli stessi), drenando risorse utili invece per lo sviluppo e per la creazione di veri posti di lavoro. Di certa gente non possiamo tener conto aprendo ancora questo appassionante tavolo di approfondimento sulle iniziative di riorganizzazione della Regione Abruzzo. A fondamento della riforma è la trasparenza dei concorsi e la formazione del personale: due pilastri davvero irrinunciabili su cui fondare il futuro della macchina amministrativa della nostra regione, anzi dell’Abruzzo integralmente inteso. Proporre concorsi pubblici affidati a commissioni di componenti, tra i quali anche esperti nella selezione del personale, estratti a sorte da un albo pubblico, aperto a specifiche e comprovate competenze, è quello che garantisce i nostri giovani più di tante vuote promesse. Proporre graduatorie che siano valide per più enti se non addirittura per tutto il pubblico impiego nel nostro territorio significa evitare ai nostri giovani l’umiliazione di tanti piccoli concorsi locali, dove prevale la rassegnazione sulla speranza per il proprio futuro. Il merito è per noi un elemento fondamentale e decisivo nella gestione del personale regionale, non solo come criterio essenziale per la selezione dei nuovi dipendenti ma anche nella valorizzazione economica e nella carriera di ogni singolo dipendente, che avverrà sempre con una rigorosa e trasparente selezione e col supporto di un’adeguata formazione e non attraverso percorsi opachi. Riteniamo queste scelte fondanti per la struttura che andremo a ridisegnare perché consentiranno di premiare i più volenterosi e i migliori e, al contrario, consentiranno di penalizzare chi si vorrà porre contro il cambiamento, pensando di restare attaccato al proprio privilegio particolare. Mi restano, come ultimi spiccioli di contributo che voglio qui anticipare, alcune domande che non meritano risposte occasionali e men che mai quelle dettate da polemica di parte, ma risposte che siano proposte: – Avendo ancora la vecchia legge n. 77 del 1999, quindi pensata e scritta un secolo fa, quando era normale fare debiti e considerare la Regione come ammortizzatore sociale, è giusto pensare e disegnare con nuovi provvedimenti una Regione nuova, capace di competere con quelle migliori d’Italia e d’Europa? – con una pianta organica di diritto sovradimensionata, che lascia tanti soldi in un cassetto del bilancio regionale, senza poterli spendere, quando invece ci sono tante necessità che urlano la loro disperazione, come i disabili, gli studenti, le donne e i giovani disoccupati, le imprese e tutti gli abruzzesi che non trovano più fondi nel nostro bilancio regionale perché abbiamo dovuto mettere tutti i soldi per pagare vecchi debiti, è giusto aprire quel cassetto e utilizzare quelle risorse per andare incontro alle tante esigenze reali dei Cittadini Abruzzesi? – è giusto premiare tra i dipendenti regionali i più volenterosi e i migliori e penalizzare quelli che non si impegnano? – è giusto pensare a una legge per fare concorsi con procedure trasparenti a tutela dei nostri giovani, senza che siano i potenti di turno a scegliere i vincitori? Sono convinta che siete tutti consapevoli che questi ancoraggi culturali e programmatici che ho voluto ricordare sono una base solida sulla quale costruire insieme la riorganizzazione della Regione Abruzzo e che accetterete di giocare con lungimiranza questa sfida fatta di proposte e idee“.