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Rifiuti: domani la decisione salva-emergenza

E’ attesa per domani la seconda convocazione del tavolo regionale sulla gestione dei rifiuti pescaresi. Dopo la ‘non decisione’ del vertice tenutosi ieri a L’Aquila, le istituzioni pescaresi e teatine torneranno a parlare della possibilità di scaricare i rifiuti di Pescara a Casoni di Chieti, vista l’imminente chiusura della discarica di Colle Cese. Intanto il Pd accusa le due Province di mancato coordinamento.

In attesa di vedere di nuovo attorno ad un tavolo gli assessori regionali, pescaresi e teatini delegati ad Ambiente e Rifiuti, che domani dovrebbero definitivamente dire dove si smaltiranno i rifiuti di Pescara a partire da lunedì, dato che la discarica di Colle Cese è prossima all’esaurimento e Chieti sembra non voler accogliere l’immondizia della costa nela discarica di Casoni a Brecciarola, continua a turbinare la polemica sulle responsabilità che hanno portato a quella che sinteticamente potrebbe prospettarsi come un’emergenza rifiuti. È il consigliere provinciale e capogruppo Pd di Chieti Camillo D’Amico a chiamare in causa i presidenti delle Province coinvolte, Testa e Di Giuseppantonio, attribuendo loro gran parte dell’onere di quella che definisce “l’ennesima emergenza che vede coinvolta la nostra regione che non è così densamente popolosa ma che non riesce a darsi una programmazione in un campo così delicato come quello dei rifiuti capace di prevenire situazioni di difficoltà ormai frequenti”. “Esistono i piani provinciali dei rifiuti abbastanza attuali e coerenti tra loro, c’è l’assessorato regionale che potrebbe avere una regìa nel saper mettere sapientemente a sistema le varie discariche cercando anche di emancipare le potenzialità virtuose di ogni sito, a questo si somma una sempre più consapevole e diffusa cultura tra i cittadini relativa alla raccolta differenziata che dovrebbe ridurre ai minimi termini le quantità di rifiuto da smaltire in discarica e che, con tutti i doverosi accorgimenti del caso, potrebbe avere una valorizzazione energetica”, dice D’Amico, “ma non avviene nulla di tutto questo lasciando ogni cosa al caso”. “In tutta questa generale confusione è sinora mancata in maniera evidente il ruolo delle province di Chieti e Pescara”, accusa il capogruppo Pd, “Un assordante silenzio affatto tollerabile, poiché le funzioni istituzionali di programmazione e pianificazione di area vasta non ci sono ancora state sottratte”, conclude.

 

Piano di Sacco: le ragioni del no alla discarica. Non si placano, inoltre, le polemiche per la discarica di futura realizzazione a Piano di Sacco di Città Sant’Angelo. È stata la Provincia di Pescara, adottando il Piano provinciale dei rifiuti, ad individuare la frazione angolana come sito per l’impianto che dovrebbe ospitare la nuova immondizia del pescarese, ovviando anche a problemi come quello succitato. Ma i Comunisti italiani di Pescara e Città Sant’Angelo si oppongono, elencando una lunga sequela di aspetti penalizzanti ed escludenti secondo la legge per la realizzazione di quell’impianto in quell’area. “La futura discarica”, dicono i segretari Pierpaolo Di Brigida e Fernando Fabbiani,  si insedierebbe in un’ansa del fiume Fino, a ridosso di una superficie boscata tutelata per legge, considerata di interesse paesaggistico e ricadente in conservazione integrale del Piano Paesistico; in un’area di alto pregio facente parte del Parco Rurale del Fino, istituito dalla stessa Provincia e all’interno del Distretto Rurale Terre Vestine, dove sono quindi preminenti i fattori naturalistici, rurali ed agricoli; un’area, interessata da un Sito di Interesse Nazionale fortemente inquinato e da bonificare, delimitato dal Ministero dell’Ambiente, all’interno del quale già esiste una discarica da bonificare e/o da riaprire nella vicina località Caparrone di Collecorvino. Inoltre sarà prossima l’apertura di una Centrale termoelettrica in contrada “Le Piane” di Picciano”. Importanti anche le eventuali ripercussioni sul comparto agricolo: “la zona è inserita nel Piano di difesa alluvioni della Regione Abruzzo”, proseguono Di Brigida e Fabbiani, “con vincolo idrogeologico e soggetta ad esondazione, dove il livello della falda acquifera si trova appena sotto la superficie del terreno fertile e coltivato; per quel territorio, poi, la vocazione è quella agricola, con coltivazioni di pregio e di grande valore economico con produzioni di qualità, biologiche, integrate e tipiche tutelate da marchi DOC-DOP-IGP-DOCG, dove le attività dell’Alimentazione, della Ristorazione e dell’Agricoltura sono fortemente radicate ed attive; sono aree dove la normativa esclude insediamenti di trattamento dei rifiuti”.

I due esponenti dei Comunisti Italiani, infine, si appellano alla delibera della Giunta regionale 694 del 2007, sottolineando come Piano di Sacco “esistono vari aspetti penalizzanti ed escludenti per la realizzazione di impianti del tipo discarica: area sottoposta a vincolo idrogeologico (penalizzante); area boscata (penalizzante/escludente); area agricola di particolare interesse (escludente); distanza da centri e nuclei abitati (escludente); distanza da case sparse (escludente); soggiacenza della falda (escludente); vulnerabilità della falda (penalizzante/escludente); distanza da corsi d’acqua, da laghi e da altri corpi idrici (penalizzante/escludente); contaminazione di acque superficiali e sotterranee (penalizzante); area esondabile (penalizzante/escludente); area sottoposta a vincolo paesaggistico (penalizzante/escludente)”.

 

Daniele Galli