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Agricoltura: il dramma dell’Associazione regionale Allevatori d’Abruzzo

La befana dei dipendenti dell’Associazione Regionale Allevatori d’Abruzzo è arrivata il 6 gennaio, all’ora di pranzo, con telefonate che annunciavano che da lunedì 9 gennaio, il 50 per cento di loro sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore. La cassa integrazione guadagni è stata adottata previo accordo con le rappresentanze sindacali dei dipendenti, firmato il 5 gennaio nella sede dell’Assessorato Regionale al Lavoro.

La causa è il taglio dei finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura e della Regione Abruzzo superiori al 50 per cento rispetto al 2010 e di un’altro 10 per cento circa rispetto al 2011. Già l’anno scorso si era compensato il taglio dei finanziamenti con la cassa integrazione in deroga on the job (cassa integrazione con formazione) per quasi tutti i 77 dipendenti, adesso gli interessati saranno 55 nell’arco dell’anno.

“Con un colpo di spugna” si legge nella nota “nel 2011 ed una spolverata nel 2012, con il complice silenzio delle Organizzazioni Professionali di Categoria, si sta portando avanti lo smantellamento di un sistema efficiente, cresciuto e consolidato negli anni e ritenuto fra i migliori al mondo”.

In Abruzzo sono circa 2.500 gli allevatori aderenti all’Associazione che vedranno ridotto o interrotto il sostegno alla loro attività di produttori di alimenti zootecnici sicuri, tracciati ed etichettati “made in italy”.

“L’assurdo di questo indirizzo dato dalla politica è che va a smantellare un’attività sempre più richiesta dagli utenti. Ma la cosa più deleteria dell’effetto del taglio dei fondi per l’Ara, è che verranno tolti servizi fondamentali ad aziende che nello scenario della zootecnia sono di piccole dimensioni. Tanti piccoli allevatori soffocati dallo strapotere della Grande Distribuzione Organizzata e dalla burocrazia complessa in special modo nel settore dell’allevamento e, quindi, bisognosi della presenza costante di persone che li informano, li guidano e li sorreggono. Purtroppo in Abruzzo la politica del settore Agricolo va per una strada diversa fatta di burocrati sempre più assetati di carte e meno servizi tecnici alle aziende e nelle aziende. Vuol dire che per i prodotti di origine animale i consumatori abruzzesi presto si dovranno rivolgere sempre più a prodotti a chilometro non zero, perché le aziende zootecniche saranno state lasciate sole e abbandonate favorendone la chiusura”.