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Abruzzo, causa D’Alfonso-Pettinari: saranno sentiti altri testimoni

Pescara. Tempi ancora lunghi, nel tribunale di Pescara, per la causa civile intentata dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, nei confronti del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Domenico Pettinari, al quale è stato chiesto un risarcimento di 200mila euro per diffamazione a mezzo stampa.

Il giudice Marco Bortone ha fissato al 28 aprile prossimo l’udienza per ascoltare il parlamentare Gianni Melilla, testimone citato dal legale di D’Alfonso, assente nelle ultime due occasioni. Il 19 gennaio del prossimo anno, invece, si terrà l’udienza per le precisazioni delle conclusioni.

Questa mattina, invece, alla presenza di una trentina di attivisti del Movimento 5 Stelle, tra i quali i parlamentari Gianluca Vacca e Daniele Del Grosso, e la consigliera regionale Sara Marcozzi, è stato ascoltato l’assessore della giunta D’Alfonso, Silvio Paolucci, che come altri politici citati in precedenza è stato chiamato a confermare di essere a conoscenza degli incarichi istituzionali svolti da D’Alfonso e a rilasciare dichiarazioni sul prestigio del presidente della Regione.

“E’ una personalità politica e istituzionale ampiamente conosciuta a livello regionale e nazionale – ha detto Paolucci, che in apertura di udienza ha chiesto l’allontanamento dell’unico giornalista presente – D’Alfonso fa anche parte della direzione nazionale del Pd”.

All’udienza di oggi era presente Pettinari, assistito dall’avvocato Donatella Rossi. Assente invece D’Alfonso, rappresentato dall’avvocato Carla Tiboni, che ha chiesto al giudice l’acquisizione della trascrizione del discorso pronunciato da Pettinari, in Consiglio regionale, il 27 dicembre scorso, dunque in epoca successiva ai fatti contestati, durante il quale il consigliere pentastellato avrebbe nuovamente accusato D’Alfonso di avere acquistato una palazzina della Asl a prezzo superiore al valore di mercato.

Al centro della richiesta di risarcimento, infatti, c’è un’interpellanza presentata da Pettinari in Consiglio regionale, nel 2014, in merito all’acquisto da parte della Asl di Pescara di una palazzina per uffici amministrativi e di staff, che secondo il Movimento Cinque Stelle sarebbe stata pagata il triplo rispetto al suo effettivo valore.

L’avvocato Rossi ha replicato a Tiboni, sostenendo che “il consigliere regionale del M5s, nel pieno esercizio delle sue funzioni, aveva soltanto ribadito che quell’immobile non doveva essere acquistato e che è ovvio che nell’ambito di una dialettica politica ci si riferisca alle responsabilità dell’altra parte”.

Alla fine il giudice ha deciso di acquisire il documento, ma di stralciare la memoria del legale di D’Alfonso che accompagnava la trascrizione. L’assessore Paolucci, a margine dell’udienza, ha affermato che “quanto dichiarato da Pettinari nei confronti di D’Alfonso è falso, in quanto ci sono gli atti che parlano, e sia io che il presidente ci siamo attivati per contrastare quell’operazione”.

La consigliera pentastellata Marcozzi ha invece dichiarato che “Il presidente di Regione Abruzzo, balzato la settimana scorsa agli onori della cronaca per indagini di corruzione, turbativa d’asta, e abuso d’ufficio, vorrebbe farci credere che sia colpa di Domenico Pettinari se la sua immagine pubblica è, in qualche modo, compromessa.

La colpa di Pettinari sarebbe stata quella di rivolgersi al presidente di regione, nonché commissario ad acta della sanità abruzzese, dicendo che egli aveva responsabilità politiche sull’acquisto di un immobile sovrastimato da parte della ASL.

Molto umilmente, ritengo la causa intentata dal presidente D’Alfonso nei confronti di Domenico infondata e temeraria. Sempre molto umilmente mi permetto di suggerire al presidente D’Alfonso di rispondere puntualmente alle interpellanze e interrogazioni che gli vengono rivolte in consiglio regionale e di smetterla di ingolfare i tribunali”.