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Artigianato, percentuali in ribasso: saldo negativo in tutto l’Abruzzo

Nessun cenno di ripresa per l’artigianato e la piccola impresa, che continuano a segnare il passo in controtendenza con gli altri settori produttivi abruzzesi. A confermarlo è l’analisi condotta dal centro studi della Cna abruzzese sul primo semestre 2011 su dati di Unioncamere: tra gennaio e giugno di quest’anno, secondo la ricerca realizzata da Aldo Ronci, la differenza tra iscrizioni e cancellazioni al Registro delle imprese, per quel che riguarda l’artigianato, ha fatto segnare un decremento di 171 unità.

Tutto il contrario di quanto accadde dodici mesi fa (allora il saldo fu attivo, con +54), fino a riagganciare la regione alle peggiori tendenze del biennio nero 2008-2009, quando il saldo negativo tra iscritti e cancellati fu rispettivamente di 127 e 406 unità.

Rispetto alla media nazionale (0.29 per cento), l’Abruzzo ha perso lo 0.47 per cento. Ma sorprende soprattutto il malessere che continuano a manifestare le micro-imprese. “In generale” spiega Ronci “le imprese crescono a un ritmo superiore alla media nazionale (0,69 per cento contro 0,48 per cento), mostrando segnali di ripresa dopo tre anni di stasi, anche se con qualche diversità sul territorio. La crescita di nuove imprese, infatti, è stata abbastanza sostenuta nelle province de L’Aquila, di Teramo e di Pescara mentre è stata praticamente nulla nella provincia di Chieti”.

Tra i settori, le variazioni negative più rilevanti dell’artigianato sono state registrate nell’area delle manifatture (-116 imprese), delle costruzioni (-39, di cui nel solo Teramano -35), nelle riparazioni di auto e prodotti della casa (con una flessione di 30 unità a testa). Flessioni più contenute nei servizi: all’appello mancano 12 imprese, saldo frutto della caduta secca del Pescarese (-29) ma anche del significativo incremento del Teramano (+19). Unico settore in aumento è quello delle attività ricettive, con 13 unità in più. Sul piano territoriale, segno negativo nell’artigianato per tutte e quattro le province abruzzesi: per L’Aquila, dove l’effetto-terremoto svanisce (-21), ma anche a Teramo (-43), a Pescara (-63) e a Chieti (-44).

 

Il commento del segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci. “Lo studio di Cna sulla natimortalità delle imprese in Abruzzo è l’ennesima dimostrazione che l’Abruzzo sta vivendo una crisi economica più grave di quella delle altre regioni, nonostante Chiodi continui a dire il contrario. Le piccole imprese soffrono e continuano a perdere colpi a ritmi quasi doppi del resto d’Italia, la politica economica del governo regionale è stata completamente sbagliata. Per mesi Chiodi, come Berlusconi, ha spiegato che non c’era alcuna crisi ed ora si affretta a dire che l’Abruzzo sta meglio di altre regioni. Non è così ed è ora che anche Chiodi lo ammetta e agisca di conseguenza: Masterplan, Infrastrutture e legge per la ricostruzione devono diventare le priorità assolute dell’azione di governo, altrimenti altre imprese chiuderanno bottega portandosi via altri posti di lavoro”.