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Abruzzo: conti in rilancio. Chiodi fa quadrato sull’economia della Regione

Pescara. I conti tornano, anzi, evidenziano un Abruzzo in sviluppo, contrastando un momento di indebolimento generale. A dirlo è il governatore Gianni Chiodi, che stamattina ha illustrato le cifre di una regione con le casse in ordine e in ripresa, seppur solo ieri è stata riconosciuta in crisi la Val Pescara, quarta area abruzzese in picchiata economica e occupazionale.

In un contesto che si “indebolisce l’Abruzzo si rafforza. La conferma arriva da Standard & Poor’s che ha declassato i bilanci di tante regioni ed enti locali ma non quello dell’Abruzzo che anzi ha avuto da Moody’s l’outlook positivo, significa che i nostri conti sono a posto”. Il presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, in un’ampia conferenza stampa dedicata alle strategie di sostegno alla crescita abruzzese ha descritto, dati alla mano, una regione “più forte del 2008 per aver ridotto il debito pubblico e strutturato il sistema sanitario. “L’Abruzzo”, vanta Chiodi, “non è più la Grecia dell’Italia e lo scongiurato declassamento dell’agenzia internazionale di rating conferma che l’Abruzzo si è rafforzato”. Secondo Chiodi, che cita il rapporto Svimez in corso di presentazione, ma anche altre fonti di analisi, la “nostra è tra le prime cinque regioni italiane a mostrare chiari segnali di ripresa, grazie indubbiamente agli imprenditori, alla globalizzazione, anche se è un fatto che questo Governo regionale è intervenuto con grande convinzione, e il no allo spacchettamento dei fondi Fas trova nell’organicità degli interventi una sua ragione, a garantire la coesione sociale, a sostenere le attività imprenditoriali, l’occupazione e le aree di crisi, la ricerca e l’innovazione, l’attrazione di investimenti e le politiche creditizie”. Il governatore sbandiera le sue “molte cose già concretate: dai 200 milioni di euro per la casa integrazione in deroga in favore di 30 mila lavoratori, alla creazione di 5.440 posti di lavoro, dai 37 milioni di euro per le microimprese, ai 35 milioni di euro per la riattivazione delle imprese colpite dal terremoto”. Quindi si passa alle priorità dei prossimi anni: “La fase due del patto per lo sviluppo, orientata a sostenere i fattori di crescita e a superare il nanismo delle aziende. Un patto per lo sviluppo che supporterà la zona franca, il polo d’innovazione della farmaceutica, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, il credito di imposta, l’accesso alla provvidenze per le aree di crisi, il finanziamento di ulteriori poli di innovazione, la patrimonializzazione dei confidi e il miglioramento dell’acceso al credito”.

E se di risanamento del sistema sanitario ha parlato, Chiodi non può esimersi dalle domande sui premi e i compensi dei dirigenti Asl; sotto accusa, ad esempio, il manager pescarese Claudio D’Amario che, con i suoi stretti collaboratori, si sarebbe regalato premi di produttività da un centinaio di migliaia di euro. “I manager delle Asl abruzzesi percepiscono i compensi più bassi d’Italia”, risponde Chiodi, “Con la Giunta di Centro-Destra i compensi sono stati sensibilmente ridotti rispetto al passato: oggi i nostri manager percepiscono compensi che si compongono di una quota fissa e una variabile. E quest’ultima viene elargita solo in caso in cui la valutazione dell’operato del manager sia giudicata positiva dalla Giunta regionale. Non a caso – ha proseguito il presidente Gianni Chiodi – l’elargizione arriva dopo 18 mesi e quindi dopo l’elaborazione dell’eventuale giudizio. Noi siamo contro i privilegi e a favore del merito. Vorrei però anche ricordare che i primari dei nostri ospedali percepiscono stipendi superiori a quelli dei manager”. Già ieri il portavoce del Presidente della Giunta regionale, Enrico Mazzarelli, avea spiegato che “gli attuali compensi lordi per la Asl di Pescara sono di 113 mila euro per il direttore generale e 90 mila euro per i direttori sanitario e amministrativo, cui si aggiunge una indennità di risultato pari al 20 per cento dello stipendio dei primi 18 mesi, in caso di verifica positiva, corrisposta una tantum con valenza triennale, contrariamente ai direttori di altre strutture pubbliche regionali o di asl nazionali per i quali la corresponsione è annuale. “In precedenza”, ha spiegato dettagliatamente Mazzarelli, “il compenso ammontava a 143 mila euro per il direttore generale oltre l’indennità corrisposta annualmente e di 113 mila euro per i direttori sanitario e amministrativo”.

 

Daniele Galli