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Patto per l’Abruzzo, l’Idv chiede a Chiodi di farsi da parte, il Pd propone la marcia su Roma

Dopo la presa di posizione di Confindustria, che ieri ha dichiarato l’intenzione di uscire dal Patto per l’Abruzzo, sulla questione interviene oggi il senatore Alfonso Mascitelli, segretario regionale dell’Idv.

“Il patto per lo sviluppo” commenta “cosi come è, resta un contenitore vuoto nelle risorse, nei tempi di impiego e negli obiettivi strategici. E’ solo un elenco di titoli, tra l’altro in contrasto con le direttive e le disposizioni varate, sbagliando, dal governo nazionale. Mi riferisco ai criteri introdotti di centralizzazione e di valenza strategica extraregionale nell’impiego dei FAS. Occorre, se non vogliamo perdere un altro prezioso treno, dopo quello della dannosa esclusione dal Piano Nazionale per il Sud, una inversione di strategia, di comportamenti e di sinergia d’azione. Il governatore Chiodi vuole fare troppe cose con i risultati che conosciamo tutti”. Da qui il suggerimento che il senatore lancia al presidente della Regione Abruzzo: “affidi la guida e il coordinamento del patto al Senatore Piccone, coordinatore regionale del suo partito e forse in questo modo il necessario raccordo tra parlamentari, governo regionale e parti sociali potrà acquistare un livello decente di concretezza”.

Sull’argomento interviene anche il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, Camillo D’Alessandro, secondo cui “l’Abruzzo non è più terra di Fontamara, dove era possibile consumare qualunque prepotenza: lì si deviavano il corso naturale dei fiumi, oggi si deviano le risorse che spettano agli abruzzesi. Dobbiamo andarlo a dire a Roma, Chiodi si facesse umiliare ancora aspettando la gentile concessione di una data. Tempo scaduto. Andiamoci noi, l’Abruzzo si convochi a Roma davanti a Palazzo Chigi, lì dobbiamo tenere la prossima riunione del Patto. Chiameremo tutte le parti sociali e chiederemo loro di sapere se ci stanno”

E aggiunge: “Abbiamo firmato il Patto perché abbiamo condiviso l’appello di tutte le parti sociali e la necessità di una vera e propria Vertenza Abruzzo, che doveva trovare nel Patto il suo strumento attuativo. Per noi era ed è chiaro che viene prima l’Abruzzo poi le nostre divisioni con Chiodi ed il centro-destra. Ho denunciato dentro e fuori il Patto in questi mesi le bugie consumate ed i ritardi accumulati, ora è chiaro a tutti qual è la verità. L’Abruzzo non può arrendersi al modello dell’immobilismo permanente, della incertezza che ci inchioda, non si sa mai nulla di certo, né sulle risorse, né sui tempi. Le organizzazioni devono pronunciarsi sulle scelte che Chiodi ha consumato senza alcun confronto e condivisione e che possono essere rimesse in discussione, a partire dallo stare fuori dal Piano del Sud che ci esclude la disponibilità di risorse aggiuntive proprio per le infrastrutture strategiche”.

 

La replica del vice presidente della Regione, Alfredo Castiglione. “Comprendo le preoccupazioni di Confindustria, ma il Patto per lo Sviluppo nasce proprio per applicare il metodo della condivisione come metodo di governo, affinché si produca una vera alleanza tra il sistema istituzionale, produttivo e sociale. Proprio all’interno della Consulta del Patto il Presidente Chiodi si è impegnato ad attivare un tavolo con il Governo, per addivenire ad un incontro finalizzato alla discussione circa le priorità di intervento che lo stesso possa sostenere per il bene della nostra Regione, nonché lo sblocco immediato delle risorse a sostegno delle progettualità presenti all’interno dei fondi Fas. Tale incontro ha subito l’incertezza temporale legata ai tempi di approvazione della manovra correttiva. Oggi il Presidente è a Roma proprio per individuare date possibili per tale incontro, a conferma del fatto che vuole fortemente creare le condizioni perché ciò avvenga, e che avvenga nel più breve tempo possibile anche e soprattutto per accelerare lo sblocco dei fondi Fas. Comprendo anche la richiesta di misure relative alle nuove regole ed alle istituzioni di cui la nostra Regione è caratterizzata. Sono sfide che comportano una faticosa e graduale opera di innovazione della cultura amministrativa ed operativa sia della pubblica amministrazione che dei soggetti protagonisti. Ma tale comprensione ha già scaturito da tempo interventi atti a riformare in maniera decisa ampi settori di cui si compone la nostra Regione. La Regione Abruzzo risulta essere all’ottavo posto tra le regioni d’Italia, con la stessa dotazione finanziaria dell’Emilia Romagna e sfiorando quella che la Regione Veneto mette a disposizione del proprio sistema produttivo. Pur essendo l’Abruzzo una piccola Regione con risorse inferiori rispetto alle altre, essa si sta distinguendo per la bontà della progettualità della politica a favore dello sviluppo economico, con logiche diverse rispetto a quelle del passato. E’ necessario infatti valorizzare il ruolo della politica economica regionale attraverso un maggior sostegno alla ricerca industriale, all’innovazione, alla cultura delle imprese coinvolte attraverso una nuova modalità di ricerca di alleanze strategiche, nonché attraverso una maggiore efficienza del mercato finanziario. L’impresa dunque sia essa di natura industriale commerciale o artigianale, risulta essere al centro dell’analisi di un nuovo modello di sviluppo che ancor più del passato deve coniugare efficacemente al suo interno competenze tecnologiche, manageriali e finanziarie. La nuova legge regionale sull’industria, in fase di approvazione e che promuove e sostiene azioni di sviluppo e che ha in dote la riforma dei consorzi industriali, va proprio in questa logica, al fine di spingere il nostro sistema produttivo verso una costante modernizzazione e qualificazione del proprio sistema d’impresa, consentendo il costante adeguamento dei propri livelli di competitività. E ciò non può che avvenire attraverso la logica dei Poli di Innovazione, che rappresentano uno strumento di competitività delle imprese sul quale tale Governo regionale ha fortemente puntato, finanziandone allo stato attuale otto, per otto domini produttivi differenti. Essi rappresentano dei laboratori di idee, di sviluppo di nuove conoscenze, di nuove progettualità. Confindustria è molto presente al loro interno e mi aspetto che essa siano in grado di produrre i grandi progetti che da qui a qualche tempo possano rafforzare lo sviluppo dell’economia della nostra regione. Mi auguro, e sono sicuro, che Confindustria non esca dal Patto per lo Sviluppo, perché lo priverebbe di un attore fondamentale e di un alleato importante per vincere le sfide che abbiamo davanti”.