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Anche nei carceri abruzzesi il Garante dei detenuti

Pescara. Approvata dal Consiglio regionale la legge istitutiva del garante dei detenuti, importante figura tutelante per i diritti dei reclusi negli 8 istituti carcerari abruzzesi, spesso sotto accusa per il sovraffollamento e sotto i riflettori per i numerosi suicidi avvenuti negli ultimi anni.

A vincere la battaglia è stato il consigliere regionale Maurizio Acerbo, che per Rifondazione comunista aveva depositato la proposta di legge già nel 2005; passò il governo Pace, venne quello di Del Turco, e allora le commissioni approvarono la proposta, ma poi il Consiglio la bocciò prima dell’inchieste che interruppero quella legislatura. “Nel frattempo, per colpa della politica, l’Abruzzo è rimasto senza una figura che molte altre regioni hanno adottato”, ha commentato questa mattina in conferenza stampa Maurizio Acerbo. Una lamentela prodotta, negli anni, anche dall’Onorevole Rita Benaiuti, che con i Radicali italiani si batte da sempre per la difesa di quelli che non hanno voce e vivono il disagio nell’ombra delle galere.

Attraverso l’ostruzionismo, presentando ben 500 emendamenti alla Finanziaria in discussione nell’Assise regionale, Acerbo ha ottenuto l’approvazione della legge che, dopo la pubblicazione sul Bura e sulla Gazzetta Ufficiale, dovrebbe portare all’istituzione entro il 2012 dell’ufficio del Garante, uno più due coadiuvanti che troveranno assistenza presso i già presenti uffici carcerari. Ad essi spetterà il compito di ispezionare i carceri e raccogliere le istanze di quei detenuti che lamentano inadempienze giuridiche, sanitarie, sociali e amministrative, oltre che interfacciare il sistema carcerario con gli enti e le amministrazioni locali. Rigidi i requisiti progettati nella legge per la nomina, che ha bisogno dell’approvazione dei 2/3 del Consiglio regionale, in primis la navigata esperienza tra i problemi del settore; potranno essere nominati avvocati, ex magistrati, professori specializzati, ma in ogni modo professionisti che abbiano già affrontato le criticità del sistema detentivo. Ad essi, che non potranno essere in possesso di cariche pubbliche, spetterà una retribuzione pari al 25% dell’indennità che spetta ad un Consigliere regionale, circa 1200 euro. “La versione originale della legge prevedeva il 40% dell’indennità ma l’incompatibilità con la propria professione privata”, spiega Acerbo, “per garantire la totale dedizione al ruolo di Garante; il centrodestra ha preferito ridurre la retribuzione e lasciare la libertà professionale, un errore demagogico: non sono questi i costi da tagliare. Ma l’importante è che la legge sia stata approvata e che anche l’Abruzzo abbia il suo garante”.

Chiara l’imposizione dei 2/3 di maggioranza per l’elezione: “Una norma bipartisan evita l’istituzione di un altro ruolo da spartizione politica”, conclude Acerbo.

 

Daniele Galli