Anzi… Quest’anno però si è toccato davvero il fondo col nuovo orario che cancella alcune corse, preziose soprattutto per le aree interne e per i pendolari. A partire dal prossimo 11 dicembre, infatti, scatterà la nuova organizzazione del trasporto ferroviario, che prevede drammatici tagli e che costringerà i pendolari a lunghe attese in banchina e alla conseguente dilatazione dei tempi’.
Lo afferma in una nota il WWF Abruzzo.
‘Da Avezzano verso Roma, ad esempio, non ci saranno treni tra le 7.12 e le 9.19: i pendolari saranno costretti ad anticipare la partenza per poi tornare a casa almeno un’ora più tardi oppure dovranno far ricorso al mezzo privato. L’ennesimo peggioramento per la loro qualità della vita e per l’ambiente: il treno è oggi il mezzo di trasporto più economico, piacevole ed ecologico e non a caso il più bistrattato.
Le uniche alternative valide per uscire dall’atavico isolamento dell’entroterra abruzzese restano la via Tiburtina Valeria per i percorsi brevi e l’autostrada, ma quest’ultima rappresenta una scelta economicamente insostenibile per l’uso quotidiano da parte di utenti a reddito medio/basso.
Il costo del pedaggio per andare da Avezzano a Roma è analogo, tanto per fare un esempio, a quello che si sostiene per spostarsi da Avezzano a Siracusa, percorrendo l’ex superstrada del Liri e poi ininterrottamente l’autostrada da Cassino alla meta.
La linea ferroviaria tra l’Abruzzo e la capitale da tempo non è concorrenziale sulle lunghe tratte rispetto al trasporto su gomma (favorito da decenni di scelte politiche penalizzanti per i binari). Ora la si rende inefficiente anche per i percorsi brevi.
Se non avverrà un cambio di rotta, il destino è segnato: appena i viaggiatori su questi pochi treni si conteranno sulle dita delle mani, i tempi saranno maturi per chiudere definitivamente la nostra disprezzata linea ferroviaria.
Scelte diverse in tema di mobilità sostenibile avrebbero potuto mantenere vitali le aree interne abruzzesi con benefici per la qualità della vita di tutti; appare invece chiaro che non abbiamo più un futuro davanti: troppi sacrifici attendono chi si ostina a vivere qui’