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Abruzzo, in programma nuova legge regionale sugli usi civici

Pescara. “E’ in elaborazione una nuova legge regionale sugli usi civici che riordinerà la materia”. Ad annunciarlo è stato questa mattina, nella Sala dei Marmi della Provincia di Pescara, il vice presidente del Consiglio regionale Lucrezio Paolini, intervenuto al convegno dal titolo “Gli Usi Civici, prassi ricognitive per gli enti locali”, organizzato dal Collegio dei Periti agrari e dall’Associazione dei Periti agrari, con il patrocinio della Provincia di Pescara.

Paolini ha invitato i relatori del convegno a collaborare per la stesura del testo normativo. Gli usi civici rappresentano un problema per circa 450 mila abruzzesi, visto che riguardano il 35% del territorio regionale.

Il notaio Massimo D’Ambrosio, principale relatore al convegno, ha messo a fuoco l’attuale situazione degli usi civici in Italia e in particolare in Abruzzo, rilevando la farraginosità della normativa.

“La materia degli usi civici e’ ostica ai piu’, e oggettivamente molto complicata”, ha spiegato D’Ambrosio, “ciò perchè retaggio di diritti medievali che sono stati fatti sopravvivere ad oltranza contro il buon senso, cercando vanamente di adattarli all’epoca moderna, ma spesso in contrasto con i principi giuridici fondamentali dei moderni ordinamenti”.

Terre collettive scomparse e di cui non si ha più memoria, usi civici dimenticati, abusi di occupanti più o meno in buona fede, inerzia dei Comuni, farraginosa burocrazia, apparati giganteschi che spezzettano le competenze e si dibattono tra larghe concessioni ai privati e tutela ingiustificata di terre inservibili, legittimazione e affrancazione che rendono alla collettività meno dei costi della procedura amministrativa.

Il notaio Massimo D’Ambrosio ha trattato a tutto campo la problematica degli usi civici e, dopo aver chiarito cosa sono, qual è la loro natura e la loro storia, ha riferito come funzionano e come dovrebbero funzionare, mettendo in luce che “è arrivato il momento di cancellare, con una legge dello Stato, un istituto ormai obsoleto, ma non danneggiando qualcuno o sottraendogli dei diritti, bensì applicando finalmente all’istituto i moderni principi del codice civile, assicurando ai consociati quella certezza del diritto sulla proprietà della terra che è da sempre condizione essenziale per il progresso economico, civile e sociale di un Paese come il nostro”.