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Sulla Gazzetta Ufficiale il decreto con i nuovi inceneritori: uno previsto in Abruzzo

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 ottobre il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 2016, di applicazione dell’art. 35 del Decreto?legge 12 settembre 2014, n. 133 (cd. Sblocca Italia), relativo alla “Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonché individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”.

 

 

Tra gli otto inceneritori pianificati, ne viene previsto uno in Abruzzo.

 

Il Governo, nonostante l’opposizione delle associazioni ambientaliste, delle comunità locali e di gran parte delle Regioni, insiste nella previsione di nuovi inceneritori, anche se è stato ampiamente dimostrato – basandosi sui dati ufficiali dell’ISPRA – che il numero di impianti presenti attualmente in Italia è più che sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale.

 

Per le associazioni ambientaliste è “grave anche la volontà del Governo di non sottoporre il piano inceneritori a una preventiva Valutazione Ambientale Strategica”.

 

Aver mantenuto la previsione di un inceneritore in Abruzzo”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF, “dimostra l’assoluto disinteresse del Governo per le volontà locali. La Regione Abruzzo ha già ribadito la propria opposizione a un inceneritore sul proprio territorio, dimostrando come non sia necessario prevedere un impianto del genere. Lo stesso hanno fatto tante altre regioni raccogliendo le osservazioni delle associazioni ambientaliste. A livello nazionale, il WWF ha evidenziato come le previsioni del DPCM siano in contrasto con i dati forniti dagli stessi organi governativi. È evidente che ci si trova davanti ad una scelta ideologica e di mero appoggio a quanti vogliono costruire nuovi impianti del genere a scapito della raccolta differenziata e del recupero di materia. È altrettanto evidente che ci opporremmo in tutti i modi a tale scelta profondamente sbagliata, pericolosa per la salute umana e priva di fondamento dal punto di vista tecnico”.