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Balneatori in piazza, a Pescara da tutto l’Adriatico

Pescara. Arriveranno a Pescara da Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise i balneatori dell’Adriatico, con un solo obiettivo: salvare le concessioni demaniali. Messe a rischio dalla direttiva Bolkestein e dalla scelta del governo di non tutelare gli stabilimenti balneari come “tipicità italiana” (al pari di tassisti, commercianti ambulanti e rifugi d’alta quota), le imprese operanti del settore sono state chiamate a raccolta dalle due associazioni più rappresentative, Fiba-Confesercenti e Sib-Confcommercio per una manifestazione che si snoderà per le vie di Pescara e Montesilvano lunedì mattina. L’appuntamento è per le 9 al Warner Village di Montesilvano: da lì partirà il carosello di auto che percorrerà le riviere di Montesilvano e Pescara fino alla Capitaneria di Porto, per poi proseguire lungo Viale Marconi, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Italia e Viale Bovio. La manifestazione di chiusura si terrà all’interno dell’auditorium Castellamare nei pressi della sede della giunta regionale.

“L’Italia sta per gettare al mare l’esperienza, la professionalità e il patrimonio di circa 30 mila piccole e medie imprese italiane e di circa 800 aziende abruzzesi” ha spiegato oggi in conferenza stampa il presidente regionale di Fiba-Confesercenti Antonio La Torre. “Dal governo sono arrivate solo risposte ambigue e così a breve le concessioni demaniali potrebbero essere messe all’asta polverizzando un vero e proprio punto di forza del turismo: il settore balneare in Abruzzo rappresenta circa l’80 per cento della ricchezza prodotta dal turismo e le nostre sono fra le poche imprese che continuano ad investire senza mandare nessuno in cassa integrazione. Si continua a non capire che il turismo è l’unica industria non delocalizzabile e soprattutto che un’offerta da fast-food sulle spiagge sarebbe un grandissimo regalo alle destinazioni concorrenti”.

“Nel resto d’Europa gli stabilimenti balneari non esistono” ha sottolineato Riccardo Padovano, presidente regionale di Sib-Confcommercio, “per questo è impensabile applicare all’Italia le stesse regole senza sottolineare che qui la storia è diversa, ed è fatta da migliaia di operatori che hanno realizzato imprese tipiche, uniche nel loro genere, capaci di produrre ricchezza e reddito. Non penso che i turisti arriveranno in Italia per andare a mangiare in spiaggia gli stessi hamburger che può mangiare nella propria metropoli di provenienza. Qui c’è un tentativo palese di affidare le spiagge al grande capitale finanziario ed alla grande distribuzione: noi, invece, siamo fra i simboli del made in Italy nel turismo e l’ultimo argine contro le infiltrazioni malavitose e i tentativi di riciclaggio”.

Il primo marzo tornerà a riunirsi la Conferenza Stato-Regioni chiamata a discutere nuovamente della questione: le Regioni hanno già respinto la proposta del ministro Fitto. L’appello è ad un cambiamento radicale della posizione italiana che tuteli il made in Italy anche nel turismo. Alla manifestazione parteciperanno anche alcuni sindaci in fascia tricolore.