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Emergenza cinghiali Abruzzo, Olivieri presenta risoluzione urgente in Regione

L’Aquila. Il Consigliere regionale, Mario Olivieri, sulla scorta delle sollecitazioni di numerose associazioni venatorie e di organizzazioni di coltivatori diretti dei comuni dell’Alto e Medio Sangro, ha depositato una risoluzione urgente in Consiglio regionale affinché siano adottati provvedimenti tempestivi per contrastare il problema della sovrappopolazione dei cinghiali nella regione Abruzzo.

Ammontano, infatti, a 2.5 milioni di euro c.a i danni da cinghiale inferti al mondo agricolo, ogni anno e sono sempre più numerosi i gravi incidenti stradali che si verificano in prossimità di parchi e riserve naturali.

Per Olivieri è indispensabile “Ripensare e riscrivere le leggi nazionali e regionali di settore, adeguandole alle mutate realtà socio-economiche della nostra regione. In passato le leggi erano finalizzate al ripopolamento di queste specie selvatiche perché in via di estinzione, oggi la specie in estinzione è divenuta l’agricoltore, stanco e demotivato di vedere vanificato il suo lavoro e i suoi sacrifici senza che la Regione stessa possa ristorare i danni causati dai cinghiali sulle colture.

Il regime “De Minimis”, infatti, prevede un indennizzo agli agricoltori pari ad un massimo di 15.000 euro in tre anni, insufficiente a risarcire il solo costo del gasolio che gli indispensabili mezzi agricoli consumano nelle varie fasi di lavorazione.

Si rende necessario revisionare radicalmente il piano faunistico, redatto più di dieci anni fa e privo di rispondenza alla situazione all’attuale, alla luce delle variazioni ambientali e faunistiche intercorse nella regione Abruzzo e che hanno determinato l’imprevisto ripopolamento dei cinghiali nei parchi e nelle riserve”.

Le misure ritenute indispensabili dal Consigliere regionale Olivieri per fronteggiare il problema riguardano la predisposizione di un nuovo piano faunistico e venatorio quale valido strumento di programmazione per una corretta gestione del sovrappopolamento dell’ungulato; la riforma degli ambiti territoriali di caccia (ATC) nei numeri, nelle politiche e nell’articolazione della loro funzione fino ad arrivare, se necessario, al commissariamento;

la ridefinizione degli abbattimenti dei cinghiali che devono poter essere effettuati, programmaticamente, anche nei parchi e nelle riserve, così come avviene in altre regioni d’Italia; prolungare i tempi della caccia ordinaria da praticare in tutte le forme e non solo “in battuta” e ripianificare la gestione e il controllo di concerto con le autorità preposte sull’intero territorio regionale.