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Inceneritori Abruzzo, nuova precisazione del direttore Arta Amicone

Pescara. ‘Nella polemica mediatica denigratoria nei confronti dell’Arta, fa ancora breccia nell’opinione pubblica la notizia secondo la quale la Commissione Europea avrebbe smentito l’Arta e il Ministero ritenendo che il Programma Nazionale per gli Inceneritori vada sottoposto a VAS.

Va rilevato al riguardo che c’è bisogno di uno sforzo di fantasia enorme e di una notevole predisposizione alla disinformazione per leggere in tal senso la risposta della Commissione Europea interrogata al riguardo e per cavalcare, per scopi diffamatori, la giusta e legittima sensibilità dei cittadini a difesa della propria salute’.

Il Direttore Generale dell’Arta Abruzzo, Mario Amicone, torna a farsi sentire rilasciando ulteriori dichiarazioni per prendere le difese del proprio operato.

‘Va innanzitutto precisato, ancora una volta, che il parere “tecnico” dell’Arta, di per sé non vincolante per nessuna Autorità Amministrativa, non è mai stato favorevole alla realizzazione di un inceneritore in Abruzzo ma – leggendo alla lettera il parere stesso – ha soltanto preso atto della necessità, a livello nazionale e quindi regionale, di ridurre il quantitativo di rifiuti conferiti in discarica, che per la normativa europea non può superare il 20% di quelli prodotti, e del fatto che le autorità nazionali, tenendo conto della gerarchia dei rifiuti e delle previsioni dei Piani Regionali di Gestione Rifiuti, hanno inteso optare per l’incenerimento al fine di evitare ulteriori procedure di infrazione attivate dalla Comunità Europea.

L’Arta, inoltre, considerando che il programma ministeriale non prevede alcuna localizzazione degli impianti, ha scritto che “non è possibile comprendere appieno le caratteristiche degli impatti che gli stessi impianti potrebbero determinare sull’ambiente” (quindi è cosciente e consapevole che gli impatti ci sarebbero) e invita, fin da subito, ad attivare, attraverso il nuovo Piano regionale da sottoporre comunque a VAS, azioni strategiche per la loro mitigazione sul territorio.

La Commissione Europea quindi non ha potuto smentire l’Arta perché l’Agenzia ha dichiarato il contrario di quanto riferito da chi non è addentro a tali problematiche; non ha smentito nemmeno il Ministero che, sulla base delle direttive europee (solo il 20% dei rifiuti prodotti può andare in discarica), ha avviato la procedura VAS nazionale ascoltando le Agenzie regionali, le Regioni e gli altri Soggetti con competenze ambientali nell’ambito della verifica di assoggettabilità al fine di valutare se ricorrano, per tale programma, le caratteristiche della direttiva comunitaria citata nella risposta del Parlamento europeo all’interrogazione in questione.

A ben vedere, la Commissione Europea ha semplicemente dato una risposta politica all’interrogante, sostenendo che il programma vada sottoposto a VAS prima della sua adozione se ricorrono i presupposti della direttiva 2001/42/CE, presupposti che in conformità alla stessa direttiva dovranno essere comunque valutati dal Ministero stesso.

Siamo perciò in presenza di una bozza di DPCM portato all’attenzione della Conferenza Stato–Regioni, dove la maggioranza delle Regioni, Abruzzo compreso, ha votato a favore del Programma e delle sue previsioni. Programma, tra l’altro, coerente con le previsioni del Piano Gestione Rifiuti Abruzzese ancora in vigore che prevede, infatti, la possibilità di inceneritori per abbattere il surplus dei rifiuti prodotti rispetto alla raccolta differenziata, al riciclo, al riutilizzo e alla quantità del conferibile in discarica.

In conclusione, si è fatto tanto clamore per niente perché nessun addebito o contestazione può essere mosso a carico dell’Arta relativamente alla possibilità o meno di realizzazione di un inceneritore in Abruzzo, non avendo l’Agenzia il compito o il potere di stabilire previsioni e azioni strategiche da mettere in campo a livello politico.

Le scelte del Programma per l’individuazione del fabbisogno di incenerimento potevano essere contestate o appoggiate dalle amministrazioni regionali e potranno ancora essere modificate e ribaltate con il nuovo Piano Regionale che, lo si precisa ancora una volta, compete politicamente alla Regione’, conclude Amicone.