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Abruzzo, credito alle imprese: caduta verticale

Abruzzo. Mai così male negli ultimi dieci anni il credito alle imprese. E’ la fotografia che il centro studi della Cna abruzzese consegna sull’andamento del credito nel 2009: una restrizione che non ha precedenti nella storia regionale dal Duemila ad oggi, nonostante l’”effetto-sisma” abbia fatto dell’Abruzzo, sempre nel 2009, una delle poche regioni italiane in controtendenza rispetto al dato nazionale, con 400 milioni di euro di incremento, a fronte di una caduta più o meno generalizzata nelle altre regioni d’Italia.

Le cifre, elaborate sulla base dei dati forniti dalla Banca d’Italia, dicono però che l’incremento si  concentra quasi esclusivamente in provincia de L’Aquila, con una crescita di 383 milioni, è lieve in provincia di Teramo (+78) e in provincia di Pescara (+21) ma subisce un  decremento pesantissimo in provincia di Chieti (-82). L’aumento, inoltre, confluisce in gran parte nel settore delle amministrazioni pubbliche (218 milioni di euro) e delle famiglie consumatrici (464). Ma il dato più preoccupante, secondo l’analisi condotta da Aldo Ronci e illustrata questa mattina a Pescara, nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte anche il presidente e il direttore della Cna, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo,  riguarda le imprese, che hanno visto decurtare il proprio credito di 300 milioni, con una conseguente diminuzione dei limiti di fido assegnato.  Inoltre, tra 2009 e 2008 la differenza negativa è stata di ben 1.470 milioni (quasi un miliardo e mezzo): più della metà (916 milioni, ovvero il 62%) si riferisce al solo settore industriale, che è dunque quello in maggiore sofferenza. Tra gli ulteriori indicatori del malessere che attraversa l’economia regionale, l’incidenza della cosiddette “sofferenze rettificate”, ovvero le esposizioni che gli istituti di credito hanno nei confronti dei loro clienti insolventi: il loro rapporto con gli impieghi (6,41%) è di due punti percentuali più alto di quello a livello nazionale, fermo al 4,30%.A detta di Di Costanzo, “a questo punto, con le banche che hanno chiuso i rubinetti del credito nei confronti delle imprese, diventano indispensabili alcune riforme strutturali, come quella dei confidi, o per l’uso dei finanziamenti comunitari, perché il sistema produttivo non può sopportare oltre la mancanza di risorse destinate allo sviluppo”. Leggendo le cifre del rapporto 2009 sul credito elaborato dal centro studi della Cna Abruzzo, emerge una ulteriore peculiarità del sistema-regione: a svolgere le funzioni di “cassaforte” nei confronti del sistema produttivo locale sono soprattutto le piccole banche, di solito più sensibili alle esigenze del territorio. Sono loro, infatti, a erogare una quota di credito elevatissima: ben il 52% del totale, contro una quota media nazionale del 22%; una performance che vale il primo posto assoluto a livello nazionale per un pool di istituti di fanno parte nomi come Tercas, Carichieti, Carispaq, Caripe e Bls. Interessante, inoltre, la mappa degli sportelli bancari della nostra regione: dei 708 presenti, quasi la metà (344 pari al 49%) sono proprietà di banche che hanno sede legale in Abruzzo, anche se fanno parte di gruppi bancari del Nord Italia. Negli ultimi cinque anni sono stati aperti ben 83 nuovi sportelli soprattutto nel Teramano (31) e nel Pescarese (27); meno nel Chietino (15) e nell’ Aquilano (10). Va detto, tuttavia, che in Abruzzo il rapporto tra sportelli bancari e numero di abitanti resta inferiore alla media nazionale: 53 sportelli ogni 100mila abitanti contro 56.