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Ministro Guidi nega: ‘Polemiche pretestuose, niente trivelle fra Vasto e Tremiti’

Vasto. ‘Un polverone pretestuoso e strumentale: non c’è nessuna trivellazione’. Così il ministro dello Sviluppo Federica Guidi commenta le polemiche sui permessi di ricerca offshore nell’Adriatico: non si prevede, spiega una nota, alcun tipo di perforazione e quei permessi riguardano una zona di mare ben oltre le 12 miglia dalla costa e anche dalle isole Tremiti.

“Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic – spiega il ministro Guidi – riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale.

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conosce benissimo i termini esatti della questione che a suo tempo gli è stata accuratamente rappresentata dal Ministero dello Sviluppo economico”.

Il ministro Guidi si dice infine “attonita” per alcune recenti dichiarazioni di esponenti politici: “la legge di Stabilità, venendo incontro alle richieste referendarie, ha escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste.

Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia”. E comunque, ribadisce il ministro, “nessun altro permesso di ricerca, in nessun’altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell’approvazione delle legge di Stabilità”.

PEZZOPANE: ‘Governo revochi “licenze natalizie”‘

“Il governo intervenga e revochi subito le licenze per le trivellazioni rilasciate il 22 dicembre, un giorno prima dell’approvazione della legge di stabilità che contiene la norma alla quale tutti noi abbiamo lavorato: lo stop entro le 12 miglia”. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, eletta in Abruzzo, associandosi all’appello del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.
“E’ una questione di serietà – prosegue Pezzopane – Da un lato, infatti, la legge di stabilità ha fermato le trivellazioni, vanificando i referendum indetti da ben 10 regioni, dall’altro il decreto del ministero dello sviluppo economico ha fatto uno sgambetto sia alla manovra finanziaria che alle consultazioni popolari. Non è accettabile, sarebbe una beffa. Da senatrice eletta in Abruzzo sono schierata da sempre contro il progetto di trivellazione Ombrina Mare, ho anche sostenuto il referendum. Credo che su una questione così delicata come la tutela dell’ambiente si debba rispettare il volere dei cittadini. In più, autorizzare nuove trivellazioni con l’attuale prezzo del greggio e in vista dei nuovi impegni per il clima sanciti alla Cop21 di Parigi è un suicidio gratuito per il nostro Paese”.

COORDINAMENTO NO OMBRINA: ‘Tremiti punta dell’iceberg, a breve altri 13 decreti’

“Tutto l’Adriatico nelle mani esclusive dei petrolieri. Il permesso di ricerca rilasciato davanti alle Tremiti e a Termoli alla Petroceltic è solo un assaggio amaro e tra poco sarà un vero e proprio far west con un quadro devastante che si aggiunge alle decine di titoli minerari già rilasciati. E’ necessaria una moratoria immediata, si tratta di settimane” dichiarano il Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise.
I tre movimenti hanno prodotto un quadro riassuntivo aggiornato a ieri delle richieste dei petrolieri per tutto l’Adriatico, dal Veneto alla Puglia. I dati sono tratti dal sito dell’UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/). Sono state considerate le istanze di Permesso di Ricerca, Permesso di Prospezione e Concessione di Coltivazione in tutto o in parte ricadenti oltre le 12 miglia, in quanto con la legge di stabilità entro le 12 miglia non sarà più possibile rilasciare altri titoli minerari.

Per ogni istanza si riporta il codice, la società richiedente, l’estensione e brevemente lo stadio dell’iter amministrativo. Tutto ciò si aggiunge ai titoli già vigenti (si allega anche la mappa aggiornata al 31/03/2015 dove ovviamente non compare il Permesso rilasciato alle Tremiti pochi giorni fa).

In tutto ci sono ben 23 istanze dei petrolieri che interessano praticamente tutto l’Adriatico, con milioni di ettari richiesti. Di queste ben 13 istanze di Permesso di Ricerca sono in dirittura d’arrivo, perché per 9 il Decreto finale del Ministero dello Sviluppo Economico è atteso a momenti e per altre 4 sta per essere emanato il Decreto di Compatibilità Ambientale da parte dei Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali dopo il parere positivo della Commissione VIA nazionale dello scorso 15 maggio 2015. Pochi mesi e anche queste istanze saranno quindi definite. Più lungo l’iter che attende le altre 10, di cui sette istanze di permesso di Ricerca e tre di Concessione di Coltivazione.

‘Tra i decreti del MISE attesi quelli delle istanze di prospezione della Spectrum Geo (di 1,45 e 1,63 milioni di ettari rispettivamente) e della Petroleum Geoservice Asia Pacific (di 1,4 milioni di ettari) che riguardano aree immense dell’Adriatico e i 5 richiesti richiesti dalla Northern Petroleum di fronte alla Puglia tra Bari e Brindisi.
Invece la società Global Petroleum Limited a breve otterrà i decreti di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente edei Beni Culturali, a cui seguirà quello definitivo del MISE, per quattro istanze contigue tra Barletta e Brindisi.

Di fronte alle Marche è invece la Apennine Energy ad attendere a momenti il rilascio del Decreto finale del MISE per un’area di fronte alla provincia di Fermo, anche se ora dovrà essere riperimetrata in quanto parzialmente ricadente nelle 12 miglia.

Davanti alle coste marchigiane ed abruzzesi sono ben 4 i permessi richiesti dalla società ENEL Longanesi Developments, tra Ancona, S. Benedetto del Tronto e Pescara. Ognuno di questi sfiora i 75.000 ettari. In questo caso però, come per una richiesta dell’ENI di fronte a Rimini, l’iter è stato avviato più recentemente e deve ancora essere attivata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

Sempre di fronte a Rimini vi è una istanza di Permesso di Ricerca ampia 43.000 ettari della Adriatic Oil mentre di fronte al delta del Po vi sono due istanze di Concessione di Coltivazione, una molto vecchia dell’AGIP che risulta avere il procedimento amministrativo aperto dal 1998 (sic!) e una molto più recente, del 2015, avanzata dalla società Po Valley Operations PTY.
Infine ci sono istanze dall’iter più travagliato, come l’istanza di Concessione di Coltivazione dell’ENI di fronte alla costa chietina e un’ulteriore istanza della Petroceltic al largo delle Tremiti che fu fermata da un ricorso al TAR degli Enti locali nel 2011’, dichiarano nella nota congiunta.

Per Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise è urgente un’immediata moratoria sul rilascio di nuovi titoli minerari nell’intero Adriatico altrimenti ogni altra azione rischia di arrivare con i buoi usciti dalla stalla. Tra l’altro l’unico referendum rimasto purtroppo non incide sull’esito delle istanze nei mari italiani riferendosi solo alla durata dei titoli già rilasciati entro le 12 miglia.

Un’azione coordinata a livello comunitario tra enti locali, associazioni e movimenti può essere risolutiva per un blocco in quanto quello che stanno facendo Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico appare contrario alle normative ambientali europee. Un richiamo da Bruxelles sulla mancanza di una Valutazione Ambientale Strategica e, cioè, di una pianificazione fatta coinvolgendo gli enti e i cittadini, come prevede la Direttiva 42/2001/CE e sull’assenza, per i singoli progetti, di una Valutazione di Impatto Ambientale transfrontaliera e cumulativa, come prevede la Direttiva 337/85 (ora 52/2014).

‘In questo senso l’inadempienza del Governo italiano appare ancora più colpevole dopo la scelta di eliminare nella legge di Stabilità l’unico aspetto positivo introdotto dallo Sblocca Italia, il Piano delle Aree. E’ ovvio che il MISE vuole continuare ad esaminare un progetto alla volta, parcellizzando la problematica e la contestazione; dimostra così la sua pervicace volontà di evitare una pianificazione condivisa indispensabile per progetti che tra loro interferiscono chiaramente, sommando e moltiplicando gli impatti sul mare e sull’economia del turismo e della pesca.
Si chiede altresì agli enti interessati, dalle regioni ai comuni coinvolti, di partecipare ai procedimenti amministrativi in corso presentandosi al MISE con stuoli di avvocati come accaduto con Ombrina per contestare procedure che appaiono spesso viziate. Basti pensare al fatto che le istanze di permesso di ricerca possono essere estese al massimo 75.000 ettari. Solo che le aziende presentano istanze contigue ottenendo per tutte queste i decreti di VIA o i pareri, magari lo stesso giorno! Un escamotage che deve essere contestato subito.

Ovviamente ogni titolo rilasciato, da quello delle Tremiti (che, ricordiamo e precisiamo, riguarda aree all’esterno delle 12 miglia) a quelli che dovrebbero arrivare tra poche settimane, dovrà essere impugnato davanti al TAR del Lazio.
Il prossimo 17 gennaio a Termoli si terrà una riunione di coordinamento dei movimenti che in Italia si stanno battendo contro la devastazione e il saccheggio ambientale e sarà un’occasione per parlare anche delle prospettive della lotta contro le trivelle’, concludono.

Melilla:’Beffa per chi ha chiesto referendum’

“Questo provvedimento suona come una beffa per le migliaia di cittadini che si sono mobilitati anche chiedendo i referendum”. Lo dice il deputato di Sel eletto in Abruzzo, Gianni Melilla, in un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente.

“Il permesso di ricerca rilasciato davanti alle Tremiti e a Termoli – scrive – rischia di essere solo una punta dell’iceberg di numerose altre concessioni. Il tutto alla misera somma di 5,16 euro per km quadrato. Il Mise ha deciso questa e altre concessioni il 22 Dicembre scorso subito prima di Natale. Giusto un giorno prima che la Camera approvasse definitivamente la Legge di Stabilità e la norma che vietava di rilasciare concessioni entro le 12 miglia”.

“Secondo i dati tratti dal sito dell’Unmig del Ministero dello Sviluppo Economico sono state considerate le istanze di Permesso di Ricerca, Permesso di Prospezione e Concessione di Coltivazione in tutto o in parte ricadenti oltre le 12 miglia.
Per ogni istanza si riporta il codice, la società richiedente, l’estensione e brevemente lo stadio dell’iter amministrativo. In tutto ci sono ben 23 istanze dei petrolieri che interessano praticamente tutto l’Adriatico, con milioni di ettari richiesti.

Di queste ben 13 istanze di Permesso di Ricerca sono in dirittura d’arrivo, perché per 9 il Decreto finale del Ministero dello Sviluppo Economico è atteso a momenti e per altre 4 sta per essere emanato il Decreto di Compatibilità Ambientale da parte dei Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali dopo il parere positivo della Commissione Via nazionale dello scorso 15 maggio 2015. Pochi mesi e anche queste istanze saranno quindi definite. Più lungo l’iter che attende le altre 10, di cui sette istanze di permesso di Ricerca e tre di Concessione di Coltivazione” conclude Melilla.