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Morti bianche, l’Abruzzo al terzo posto tra le regioni canaglia

L’ultima vittima risale a meno di 24 ore fa, nel teatino. E la precedente era di solo una settimana fa in provincia di Teramo. L’Abruzzo continua ad essere una regione nera per quanto riguardale morti sul lavoro, come confermano i dati relativi ai primi nove mesi del 2015 elaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail.

E’ di 20 il numero di morti bianche, senza considerare quelli in itinere, che la nostra regione ha già contato nei primi nove mesi dell’anno, dietro solo al Molise e all’Umbria. Le province aquilana e pescarese hanno il triste primato di 9 vittime, seguite da Teramo con 5 e Chieti con 3.
In linea con le tendenze nazionali che hanno visto un incremento di 57 decessi in più da gennaio a settembre rispetto allo scorso anno, anche l’Abruzzo ha pagato il suo tributo di sangue in quella che lo stesso presidente dell’Osservatorio, Mauro Rossato ha definito “una piaga sociale incapace di rimarginarsi”.

E anche se i numeri non sono così drammatici come quelli della Lombardia (94), Campania (62) e Toscana (59), la situazione in regione è davvero preoccupante. Il settore delle costruzioni continua ad essere quello più pericoloso, seguito dalle attività manifatturiere e dal trasporto, ma in Abruzzo ci sono i picchi nel settore agricoltura, come confermato dagli ultimi episodi di cronaca. E, in linea con le tendenze nazionali, l’incidenza di mortalità più elevata rispetto alla popolazione occupata è quella degli ultrasessantacinquenni,quasi esclusivamente uomini.

A margine un’ultima curiosità. I giorni della settimana in cui avvengono incidenti mortali sul lavoro sono quelli centrali, con il picco che viene raggiunto nella giornata di giovedì.