Secondo i dati esposti, relativi al secondo semestre del 2009, l’Indice del clima economico complessivo è passato, per l’Abruzzo, dai circa 90 punti del II trimestre 2008 ai 76 punti del II semestre 2009.
Il dato è risultato sempre peggiore sia rispetto a quello medio nazionale che a quello relativo al Mezzogiorno.
In netto calo le esportazioni in Abruzzo, che hanno registrato il terzo peggior risultato tra le regioni italiane (-31,7%). Un dato dovuto prevalentemente alla forte crisi che ha colpito i tradizionali settori portanti del commercio estero regionale, come gli autoveicoli e l’abbigliamento.
Ad essere colpite, infatti, sono state soprattutto le aree a maggiore vocazione industriale della regione: la Val di Sangro (automotive) ed il teramano (abbigliamento, mobili).
La crisi economica ha avuto effetti devastanti anche sul mercato del lavoro; in particolare, l’Abruzzo ha registrato un tasso di disoccupazione superiore all’8% nel 2009, dato superiore di circa 1 punto e mezzo rispetto all’anno precedente e costantemente peggiore di quello del centro Italia.
Per quanto riguarda i dati relativi all’occupazione, emerge un diffuso orientamento alla stabilità: circa il 70% delle imprese non effettuerà assunzioni, ma non prevede nemmeno di ridurre il personale. Meno del 30% degli intervistati, invece, si aspetta di dover ricorrere alla cassa integrazione ordinaria.
A livello settoriale appaiono più orientate all’ottimismo le previsioni relative al comparto delle bevande, dei materiali da costruzione e metalmeccanico. Ciò giustifica, almeno in parte, i dati positivi riscontrati nelle province di L’Aquila e Chieti.
Il mix crisi mondiale-sisma ha provocato, dunque, effetti drammatici per l’economia abruzzese.
Anche se le previsioni dei principali istituti di ricerca ed i risultati dell’Indagine indicano alcuni primi timidi segnali di miglioramento che gli imprenditori abruzzesi potranno cogliere solo se troveranno un adeguato sostegno in interventi di economia industriale a livello nazionale e regionale.
Degli interventi in grado di esaltare la centralità dell’impresa ed in particolare dell’industria, grande, media o piccola che sia.
Possibili soluzioni vengono individuate in un maggiore supporto alla domanda interna delle famiglie, attraverso incentivi e ammortizzatori sociali in deroga; il finanziamento degli investimenti infrastrutturali ed il sostegno all’innovazione; la riduzione della spesa pubblica improduttiva; l’istituzione di un’Agenzia di Sviluppo Economico Regionale; l’attivazione delle zone franche urbane di Pescara e de L’Aquila.
Le reazioni.
“I dati sull’andamento dell’economia regionale e sull’industria abruzzese” ha commentato il vicecommissario regionale dell’Udc, Enrico Di Giuseppantonio “destano allarme e richiamano la politica ad una responsabilità più accentuata. La preoccupazione che ispirano questi dati dovrebbe spingere le forze politiche abruzzesi a stipulare un patto istituzionale per concordare misure concrete che riescano a risollevare l’economia regionale e farla uscire dalla crisi economica. L’Udc è pronta a fare la sua parte, senza chiedere nulla in cambio, invitando anche l’altra opposizione in Consiglio regionale ad unirsi a questo fronte comune che deve mettere in campo capacità, fantasia e responsabilità, ma soprattutto autorevolezza nei confronti dei referenti nazionali ed europei, ai quali dobbiamo chiedere coralmente di poter avere l’attenzione e le risorse che ci spettano. Sono consapevole che nessuno ha la bacchetta magica, ma non possiamo correre il rischio che la politica, rimanendo inerte e senza risposte per i cittadini, venga risucchiata dal malumore generale”.
Marina Serra