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Abruzzo, record di negozi di grande distribuzione. Ma niente risparmio per i consumatori

Non è vero che grande è meglio. Lo dice Daniele Erasmi, presidente della Confesercenti abruzzese e imprenditore del settore della distribuzione alimentare che, analizzando un’indagine di Altroconsumo sul costo della spesa alimentare, ha evidenziato come nonostante la grande presenza della grande distribuzione organizzata, i benefici per i consumatori non ci sono.

“Sbaglia chi pensa che l’Abruzzo sia un’isola felice dove la guerra alla concorrenza si combatte in maniera bonaria”, precisa Erasmi, che presiede l’associazione diretta da Enzo Giammarino, “perché in Abruzzo c’è la più alta concentrazione di grande distribuzione organizzata d’Italia, ben oltre i limiti di regioni dove i costi, secondo l’indagine Altroconsumo, sono più contenuti. Numeri che lievitano quando si parla del food, dove la quota di mercato degli iper supera il 90 per cento. È paradossale che a fronte di questi numeri che non hanno paragoni in Italia e probabilmente neppure in Europa, ci sia chi punta l’indice contro i piccoli supermercati di città che invece stanno calmierando i prezzi e investendo sulla qualità dei prodotti per andare incontro ad una clientela sempre più esigente”.

A confermarlo è una nuova indagine di Confesercenti Abruzzo che analizza le superfici di vendita oltre i 20 mila metri quadrati. Secondo questa rilevazione la concentrazione di grandi centri commerciali in Abruzzo non ha eguali in Italia: ogni mille abruzzesi ci sono 205,45 metri quadrati di centri commerciali, a fronte dei 179,6 della Lombardia che è la seconda regione a più alta concentrazione. Le regioni limitrofe viaggiano su numeri più contenuti: 95,05 mq ogni mille abitanti nelle Marche, 116,49 nel Lazio, 113 in Molise.

Inoltre fra il 1998 ed il 2014 la grande distribuzione ha fatto razzia nel settore food. Se, infatti, nel 1998 il mercato della distribuzione alimentare era concentrato per il 68% nelle grandi superfici e per il 32% nelle medie e piccole attività, 14 anni dopo gli iper hanno fagocitato il 90% del mercato.

“Ecco perché non è ipotizzabile immaginare la realizzazione di altri centri commerciali con la scusa di aprire ad altri gruppi”, sottolinea Erasmi, “perché in Abruzzo le catene internazionali sono ampiamente presenti, la concorrenza è spietata, alcuni centri commerciali stanno riducendo persino il personale. Troppi regali sono già stati fatti ai centri commerciali: ieri sapevamo che a pagare il prezzo più alto erano stati i piccoli e medi imprenditori, mentre oggi sappiamo che questo gioco al massacro è stato pagato anche dai consumatori in termini di potere d’acquisto. Noi continueremo a lavorare per rilanciare il commercio urbano anche sul piano della distribuzione alimentare e della qualità”.