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Legge per il commercio: il no della Cna alle aperture domenicali

La bozza del disegno di legge sulla riforma del commercio non va stravolta, soprattutto per quel che riguarda le deroghe domenicali alle aperture e la possibilità di insediamenti commerciali nelle aree industriali. Prima del nuovo appuntamento di martedì prossimo in consiglio regionale, inoltre, è necessario che le associazioni di settore siano chiamate a un confronto sulle eventuali modifiche al testo.

Ad affermarlo è il responsabile regionale di Cna Turismo Cristiano Tomei, secondo il quale “la decisione della maggioranza in Consiglio regionale di apportare modifiche importanti al testo che nello scorso luglio era stato condiviso dall’assessore Alfredo Castiglione e dalle principali associazioni di categoria, lascia sorpresi sia per la rilevanza degli argomenti, sia per la decisione di renderla nota a poche ore dall’inizio del consiglio regionale”.

Secondo Tomei, non si possono condividere né le indicazioni sull’ampliamento delle deroghe nei giorni festivi (dalla prima ipotesi di 44 domeniche, tra concessioni regionali e comunali, alle 48 secondo la nuova indicazione dei gruppi di maggioranza) né quelle riguardanti la possibilità di prevedere l’apertura di attività commerciali all’interno di aree industriali.

“Nel primo caso” spiega “ci troveremmo di fronte a una sorta di en plein, perché dire che per ben 48 domeniche gli esercizi commerciali possono restare aperti su un totale di 52, vuol dire prendersi in giro e favorire la grande distribuzione in modo smaccato, quando invece riteniamo che anche in presenza della ipotesi originaria, di 44 domeniche, vada introdotto durante la settimana un turno obbligatorio di chiusura, anche solo di mezza giornata. Nel secondo caso, invece, il problema degli insediamenti chiama in causa questioni di carattere urbanistico su cui la legge per il commercio non è competente”.

Secondo la Cna Commercio, infine, resta fermo il vincolo della moratoria biennale all’apertura di nuovi centri commerciali nella regione previsto dal testo di legge concordato con le associazioni di categoria.