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Garante detenuti, Rita Bernardini non eleggibile: è pro-cannabis

Abruzzo. L’esperta deputata e storica militante radicale Rita Bernardini, che più di chiunque altro in Italia porta quotidianamente all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica le condizioni in cui versano le carceri italiane, è stata dichiarata ineleggibile come Garante dei Detenuti abruzzesi.

 

 

La segretaria di Radicali Italiani ha subito infatti il respingimento della candidatura per via dei suoi precedenti penali dovuti alle azioni di disobbedienza civile per la legalizzazione della cannabis. Le battaglie per i diritti umani e civili diventano così un impedimento per combatterne altre a fianco di chi vive ogni giorno in condizioni disumane. La speranza dei detenuti abruzzesi di vedere la parlamentare (XVI legislatura) soprannominata “Santa Rita delle Carceri” incaricata di vigilare affinché i loro diritti umani fondamentali siano rispettati è stata inghiottita dall’applicazione di una legge proibizionista, che punisce le battaglie antiproibizioniste.

 

Per la legge vigente Rita Bernardini può essere eletta garante nazionale ma non regionale, così come può candidarsi al Parlamento nazionale ed europeo, ma non al consiglio regionale e comunale.

 
Insomma, quando Rita Bernardini disobbedisce coltivando pubblicamente piantine di marijuana sul suo terrazzo nessuno applica la legge per timore che il suo arresto apra un dibattito sulla legalizzazione; ma se la stessa Bernardini si candida a Garante dei Detenuti, immediatamente la legge viene applicata per depennare la sua candidatura.

 

 

Uno spaccato dell’Italia in cui viviamo, secondo l’avvocato Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi, che ha già annunciato ricorso dichiarando a Radio Radicale: “Riteniamo di dover impugnare questo provvedimento sollevando questioni di legittimità su una legge assurda, che diventa ancor più tale se si considera che l’esclusione non ci sarebbe stata per altro tipo di reati e che le condanne sono state riportate per disobbedienza civile”.