Regione Abruzzo, Di Croce (IdV) accusa Chiodi di servire come “dessert” la sanità teramana

gianni-chiodiL’Aquila. “Smentisca, carte alla mano, le informazioni in nostro possesso sull’avvio del processo di privatizzazione dell’ospedale di Sant’Omero. Smentisca, sempre carte alla mano, le dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Costantini. Ma lo faccia portando i documenti,  come è nostra abitudine fare a supporto delle accuse”. Sono le parole di Alberto Di Croce, esponente IdV di Teramo, che torna ad accusare Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo, all’indomani delle dichiarazioni che lo stesso governatore avrebbe rilasciato commentando le accuse dell’Italia dei Valori.

Stando a quanto sostenuto da Di Croce, Chiodi avrebbe, infatti, accusato l’IdV di essere “avvelenatori di pozzi nel deserto”.

“Utilizza, Chiodi” precisa il politico, “sostantivi che quasi mai si allontanano dal gergo del suo dante causa: “propaganda, strumentalizzazioni, falsità, farneticazioni” genericamente intese, senza mai indicarne il motivo. Almeno una volta, chiediamo sommessamente, risponda nel merito delle richieste, contesti con i dati le nostre affermazioni, dimostrabili ad ogni momento”.

Il governatore avrebbe ricordato al capogruppo dell’Italia dei Valori, Carlo Costantini, candidato presidente nel corso delle ultime elezioni regionali, di aver preso meno voti delle liste a suo sostegno. Ma Di Croce ribatte, sostenendo che il suo avversario avrebbe invece riportato 18mila voti in più rispetto alle liste di appoggio. “Una sorprendente inesattezza da parte di Chiodi” ironizza l’esponente IdV, “il quale, per la professione che svolge, non dovrebbe commettere certi marchiani errori. E comunque, l’Italia dei Valori, rispettosa della volontà popolare, non eccepisce né intende delegittimare l’elezione di Chiodi, ma semplicemente ne contesta l’azione amministrativa niente affatto chiara e trasparente, ritenendola deleteria per l’intero Abruzzo, a rischio di soddisfare gli appetiti inesauribili di faccendieri privati senza scrupoli offrendogli come dessert la torta della sanità pubblica teramana”.

 

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