Contraddizioni legislative: le Province abruzzesi si rivolgono alla Corte dei Conti

Come si può approvare un bilancio quando sono previste delle spese in uscita visto che si erogano ancora dei servizi ma non ci sono i soldi in entrata? A chiederselo sono le Province abruzzesi che, con i loro presidenti, hanno esposto questa mattina le loro perplessità alla Corte dei Conti regionale, rappresentando le contraddizioni legislative che si stanno trasformando anche in contraddizioni di finanza pubblica con tutti i rischi che questo può comportare primo fra tutti la “mancanza di continuità dei servizi” e poi il dissesto di bilancio.

Quello che manca, infatti, è l’equilibrio contabile visto che nel bilancio preventivo del 2015 ci sono i documenti contabili relativi alle spese del personale delle funzioni “non fondamentali” ma non c’è più il capitolo in entrata perché il Governo dal 1° gennaio ha già decurtato queste risorse .

“Abbiamo chiesto per l’anno in corso”, spiega il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, “di approvare solo il bilancio di previsione, potendo prevedere che l’importo corrispondente all’esercizio delle funzioni non fondamentali, che stiamo comunque continuando a svolgere senza copertura di spesa, possa essere inserito in entrata con la posta corrispondente. Nel nostro caso parliamo di circa 6 milioni di euro. Io li spendo per personale e per continuare a garantire, non so fino a quando, i servizi: lo Stato, invece, ragiona come se io non avessi più Centri per l’impiego, Polizia Provinciale piuttosto che il turismo e queste risorse non me le dà più”.

Le Province, quindi, hanno chiesto un intervento della magistratura contabile nei confronti dello Stato affinchè, fra le altre cose, sia possibile utilizzare eventuali avanzi di amministrazione per il finanziamento della spesa corrente. Inoltre è stata chiesta la sospensione per tre anni delle rate dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti o che, in alternativa, si possa accedere alla rinegoziazione delle rate anche in assenza del consuntivo 2015. Un presupposto oggi vincolante ma al momento impossibile da raggiungere per le Province che risultano indebitate non perché dissennate ma perché, appunto, alle voci di spesa non corrispondono voci di entrata.

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