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Regione: fissati criteri sfruttamento giacimenti acque minerali

L’Aquila. Le concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti delle acque minerali e termali saranno assegnate attraverso gare ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di libera concorrenza, trasparenza, parità di trattamento ed economicità. È quanto ha stabilito la Giunta regionale approvando la delibera presentata dall’assessore all’Ambiente Mario Mazzocca.

“In vista dell’imminente scadenza naturale di alcune importanti concessioni di acque minerali e termali, tra cui Fonte Sant’Antonio Sponga nel comune di Canistro e Valle Reale nel comune di Popoli – spiega l’Assessore – abbiamo deciso di fissare i criteri generali per procedere all’individuazione dei soggetti destinatari delle stesse concessioni”.

Secondo quanto previsto dal documento approvato dall’esecutivo regionale, le concessioni avranno durata massima di 30 anni; la valutazione delle offerte sarà effettuata da una commissione esaminatrice composta da funzionari regionali nominati, dopo ogni singola gara, dal responsabile unico del procedimento; la commissione, infine, per la valutazione dovrà attenersi a parametri di giudizio che tengano conto del programma generale di coltivazione del giacimento, del piano industriale relativo agli interventi di tutela e valorizzazione della risorsa idrica, nonché delle ricadute in termini economici e occupazionali.

Finalmente – sottolinea Mazzocca – viene disciplinato un settore così importante della nostra economica secondo principi che mirano a promuovere la valorizzazione delle acque minerali e termali, nel pieno rispetto dello sviluppo sostenibile del territori interessati. A ciò si aggiunge il fatto che si integrano gli interessi delle industrie idrominerarie con le attività economiche e gli interessi delle nostre comunità. Tutto questo senza violare i principi di non discriminazione tra gli operatori economici”.

“Da non sottovalutare – conclude Mazzocca – il fatto che l’intero settore chiede, da qualche tempo, un deciso riordino delle disposizioni normative, soprattutto per correggere talune disposizioni introdotte alla fine del 2012 con la modifica alla L.R. di settore (la n.15 del 2002), mediante un pedissequo accoglimento della ‘Bolkenstein’, direttiva comunitaria che da noi ha trovato applicazione mediante una sua mera ed acritica trasposizione nella legislazione regionale, oltre che senza la benché minima attività di consultazione con i rispettivi portatori di interesse generali”.