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Pescara: pari con il brivido con la Viterbese

Pescara (3-4-3): Di Gennaro; Ingrosso, Drudi, Illanes; Zappella, Rizzo, Memushaj, Nzita; Galano, Rauti, D’Ursi. A disposizione: Sorrentino, Frascatore, Cancellotti, Veroli, Rasi, Diambo, Sanogo, Valdifiori, De Marchi, Clemenza, Marilungo, Ferrari. Allenatore: Gaetano Auteri

Viterbese (3-4-3): Bisogno; Van Der Velden, D’Ambrosio, Martinelli; Pavlev, Calcagni, Foglia, Urso; Volpicelli, Capanni, Murilo. A disposizione: Daga, Marenco, Fracassini, Adopo, Ricchi, Errico, Megelaitis, Alberico, Tassi, Simonelli. Allenatore: Alessandro Dal Canto

Arbitro: Daniele Virgilio di Trapani

Reti: 4’ Volpicelli (rig),

Impegno agevole, sulla carta, per il Pescara capolista: Auteri affronta la Viterbese con Galano, Rauti e D’Ursi; Dal Canto risponde con Volpicelli, Capanni e Murilo.

La gara si sblocca dopo 2 minuto, contro ogni pronostico: punizione ben tagliata di Urso ed è provvidenziale la deviazione in corner dall’area piccola ad evitare il tap-in di Volpicelli; sulla battuta, però, finisce a terra Martinelli Strattonato da Drudi e viene fischiato il penalty: sul dischetto va Volpicelli che spiazza Di Gennaro ed è subito 0-1. Il Pescara tenta la reazione ma Nzita sciupa un cross al bacio di Rauti con uno stop tremendo, tutto solo in area al 7’. Due volte contro il palo, invece, si ferma la Viterbese al 10’: Murilo scappa a una difesa imbambolata sulla chiamata in profondità e calcia secco ma Di Gennaro si oppone, il brasiliano si ritrova la palla tra i piedi e la porta sgombra ma centra entrambi i legni. Il Delfino si impegna ma sbaglia tanto negli ultimi 20 metri: solo al 32’, arriva il primo tiro, con Galano che disegna un arcobaleno di mancino dalla lunetta, ma Bisogno vola a smanacciare all’incrocio dei pali. Gli adriatici sembrano essersi svegliati, invece Illanes perde malamente palla e dà modo a Volpicelli di scappare di nuovo in porta, ma sbaglia altrettanto la conclusione al 44’. Il primo tempo si chiude con tanto nervosismo e diversi accenni di rissa prima che le squadre rientrino negli spogliatoi.

La ripresa parte con Volpicelli nuovamente protagonista: 2 minuti, tacco di Capanni che lancia l’attaccante per la conclusione potete dal limite, Di Gennaro vola e tiene la partita aperta; sulla respinta, i biancazzurri ribaltano il fronte e insidiano l’area di Bisogno, il portiere ospite è incerto nell’uscita ma trova comunque il modo di sgombrare il pericolo. Auteri chiama in causa Ferrari e De Marchi per aumentare il peso offensivo e Ferrari va subito a colpire la traversa con un’incornata, anche se fermato in fuorigioco. Pescara ancora confuso ma più pericoloso: al 62’ Nzita riesce a sfondare a sinistra e mette al centro per Galano, ostacolato però da un compagno nell’inserimento in area piccola. Due minuti dopo, l’azione si ripete dalla fascia opposta con De Marchi, Galano stavolta viene anticipato da un difensore ma a ribadire arriva come un treno Ferrari che calcia potentissimo ma alto di un nulla. In campo anche Clemenza che si procura subito una punizione dai 30 metri che Memushaj spara sotto la traversa ma trova ancora le mani di Bisogno ad opporsi. Auteri si appella anche a Marilungo nel finale e il Delfino attacca a tutta: al 78’ De Marchi appoggia dal limite per la sovrapposizione di Clemenza che arriva da destra e incrocia rasoterra ma la palla sbatte ancora contro il palo. Forcing finale del Pescara ma i leoni sono chiusi a riccio e, all’85, rintuzzano 3 volte in 2 azioni in area piccola, con la complicità ancora una volta del palo che nega a De Marchi la zampata vincente da zero metri. Il recupero è un assedio biancazzurro: al 92′ Ferrari spara dal limite, Bisogno smanaccia per l’ennesima volta, la palla rimane in area, Zappella la recupera e riesce a servire Ferrari che, sottoporta, batte finalmente Bisogno. 1-1 finale in extra time.

Secondo pareggio per il Pescara, sfortunato in serie per tutti i legni beccati ma colpevole di aver letteralmente gettato nel cestino il primo tempo. Il cinismo della Viterbese ha pagato per 90 minuti, ma nel recupero i jolly di Bisogno sono finiti e l’Adriatico conserva l’imbattibilità del Delfino.