Il serbatoio dell’Abruzzo è sempre a secco

serbatoioUn’aspirina, un computer e uno pneumatico. Sembra l’inizio di una barzelletta ma, purtroppo, di risate nemmeno l’ombra. Cos’hanno in comune questi tre oggetti? Semplice: ciascuno di essi deriva dal petrolio o dal gas naturale.

Eppure questi prodotti, diventati ormai di uso comune, sembrano essere lontani anni luce da alcune parole così tecniche che, ultimamente, stanno riempiendo le pagine dei nostri quotidiani locali.
Giacimento petrolifero, trivellazioni, piattaforme e pozzi di estrazione.

Vocaboli che evocano immagini un po’ forti, nonostante dietro ad essi si nasconda un mondo familiare, una comoda quotidianità a cui, ciascuno di noi, non potrebbe e non vorrebbe più rinunciare.
Un’importanza, quella dell’industria petrolifera, che dovrebbe essere già nota alla popolazione abruzzese: un’analisi relativa al periodo 1998-2008 condotta dall’ENEA – l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ha infatti evidenziato che l’Abruzzo è tra le Regioni italiane che dipendono maggiormente dagli idrocarburi.

Per esattezza, la Regione Abruzzo occupa il 6° posto tra le Regioni che hanno più sete di gas e benzina. Oltre il 75% dell’energia che viene sfruttata dalla popolazione locale proviene quindi dagli idrocarburi.
Insomma, quello degli abruzzesi è un popolo di energivori, una tesi ulteriormente confermata dalla stima secondo cui la domanda energetica regionale è aumentata del circa 30-40% dal 1988 al 2008.

Tuttavia, a guardare le proteste di alcuni movimenti nei confronti della filiera petrolifera, sembrerebbe quasi che questa sete di oro nero non colpisca tutta la comunità abruzzese.
E’ recente infatti la pubblicazione di un dossier realizzato dalla rete di associazioni “Emergenza Ambiente Abruzzo” dall’eloquente titolo “In Abruzzo si scoppia di Energia”, all’interno del quale viene riportato come “l’industria legata agli idrocarburi andrà ad aumentare pericolosamente quello che viene definito il rischio ambientale, già di per sé elevato in Abruzzo”.

In sostituzione al petrolio, gli amici ambientalisti riportano una serie di dati del GSE (Gestore Servizi Energetici, società pubblica controllata dal Ministero dell’economia) secondo cui l’Abruzzo è tra le Regioni in Italia che supera la quota richiesta come energia prodotta da fonti rinnovabili secondo lo schema del Burden Sharing e il PAN – Piano di Azione Nazionale ? direttiva 2009/28/CE.
Tale quota tocca mediamente in Italia la soglia del 23%, mentre in Abruzzo arriva al 33%. Una cifra che – a detta degli ecologisti – potrebbe far riporre sonde e perforatrici in cantina.
Ma siamo proprio sicuri di trovarci di fronte a un bivio? Vento o estrazioni, sole o trivellazioni, acqua o idrocarburi. Siamo poi tanto convinti che l’Abruzzo sia costretto a effettuare una scelta?

A leggere i contenuti della SEN (Strategia Energetica Nazionale) – documento realizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dell’Ambiente e condiviso anche dal Governo Renzi – l’Italia dovrà adottare un modello produttivo che permetta, da un lato, un forte incremento dell’incidenza delle energie rinnovabili su tutti i settori (elettrico, calore, trasporti) e, dall’altro, una graduale discesa dei combustibili fossili che però rimarranno prevalenti (circa il 76% dei consumi primari).

Grazie a questo efficace e, al momento, indispensabile mix tra l’aumento della produzione di energie rinnovabili e un maggiore sfruttamento dei giacimenti nazionali di idrocarburi, secondo le stime elaborate nella SEN il nostro Paese ridurrà in modo significativo la sua dipendenza dall’Estero, dall’84% al quasi 67% del fabbisogno energetico, con una conseguente riduzione della fattura energetica di circa 14 miliardi di euro l’anno rispetto ai 62 miliardi attuali.

Ma allora perché qualcuno si diverte a far scontrare queste due realtà? Per quale motivo le energie rinnovabili vengono contrapposte allo sfruttamento delle risorse presenti nel sottosuolo? In attesa di sostituire definitivamente il serbatoio della benzina con il cavo della corrente, non sarebbe auspicabile PER TUTTI NOI utilizzare al meglio tutte le fonti di energia di cui il nostro Abruzzo dispone?
L’ambiente e il carbone. La Green e la Brown Economy. Non è solo una questione di colori. Non esistono soltanto il bianco e il nero. Mai come in questo caso c’è anche il grigio, come il futuro che ci attende nel caso in cui l’Abruzzo e il petrolio dovessero continuare a combattere in una partita senza vincitori.

Diego Vitali blogger goccediverità

 

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