L’ennesimo caso di discriminazione nei confronti di un Italiano bisognoso di aiuto che si sente straniero in Patria, vittima di uno Stato non più “amico”, ma “carnefice” che non tutela affatto il cittadino.
Questa è la storia di Paolo Fiorentino, un uomo di 38 anni di Casoli (Ch) che è rimasto senza lavoro nel suo paese dove viveva in affitto e lavorava presso la Comunità Montana che dopo essere andato al Nord a Milano in cerca di una nuova occupazione, è tornato in Abruzzo e precisamente a Chieti per trovare una sistemazione e un impiego. Così, considerata la critica situazione generale e la sua situazione personale di indigenza, si è rivolto alla Caritas Diocesana e alle altre strutture religiose di Chieti che in queste ultime settimane, tra l’altro, stanno ospitando, tra mille polemiche, anche gruppi di profughi extracomunitari, convinto di poter avere un valido aiuto. Invece, secondo quanto ci ha raccontato Paolo, la Caritas e le altre strutture religiose diocesane, non lo avrebbero accettato perché avrebbero tutte le strutture al completo, sopratutto, guarda caso, di profughi ed extracomunitari per la cui ospitalità prenderebbero 30-40 euro al giorno a persona, cosa che non avviene ovviamente se si ospita un Italiano. Così, Paolo è stato indirizzato dalla Caritas diocesana in un dormitorio dietro la stazione di Pescara, un postaccio, secondo quanto ci ha raccontato, pieno di extracomunitari, dove è stato derubato di tutti i suoi affetti compreso i vestiti ed è dovuto tornare praticamente “in mutande” a Chieti, dove ora vive da “barbone” su una panchina della Villa Comunale, aiutato solo dalle Assistenti Sanitarie della Asl di Via Martiri Lancianesi e dalle suore del “San Camillo De Lellis” in Corso Marrucino che gli permettono almeno di andarsi a lavare presso il convento. Tutto ciò avviene mentre i profughi extracomunitari sono serviti e riveriti a spese della collettività e scappano finanche dalle strutture di accoglienza magari per delinquere indisturbati, mentre degli Italiani in difficoltà economica come Paolo farebbero carte false pur di dormire in un posto caldo, ma non possono, abbandonati dalle sorde istituzioni che nascondendosi dietro le belle parole dell’integrazione razziale e sociale, sono in realtà sorde al grido d’aiuto dei cittadini bisognosi come Paolo perché tutelano esclusivamente interessi diversi da quelli della collettività. Tutti hanno diritto ad una degna sistemazione e al sostentamento in grado di garantire una vita decorosa,ma non si può tacere dinnanzi a questa continua discriminazione nei confronti degli italiani che se non sono strangolati dalle banche o dalle tasse, sono abbandonati al loro povero destino, non più padroni a casa propria, le cui esigenze sono sempre subordinate a quelle degli “altri”. Non possiamo di certo accettare che le istituzioni tutelino gli “altri” a discapito dei “padroni di casa” e che sopratutto dietro valori come quelli dell’umanità, della solidarietà e della salvaguardia del diritto alla vita si celino beceri interessi di sfruttamento economico e di indottrinamento anche religioso delle masse dei diseredati. Questo lo diciamo senza voler far scadere il nostro discorso in un ragionamento discriminatorio e razzista, ma per portare avanti una battaglia a tutela della vita umana in tutte le sue forme.
Tratto da www.censorinoteatino.blogspot.it